Villa le Corti a Ruballa

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Descrizione

L’edificio è uno dei pochi che ancora conservano l’aspetto di palazzo fortificato del XIII secolo; circondato da alte mura merlate rivestite in filaretto, presenta alle estremità della facciata due torrette decorative. Il nome Le Corti, localmente trasformato in ‘La Cortaccia’ deriva dalle due vaste corti che si trovano nell’edificio: Sulla prima si affacciavano gli ambienti di lavoro, sull’altra, che doveva avere anche il pozzo, un loggiato e l’Oratorio costruito all’inizio dell’Ottocento. Proviene dalla Cortaccia la campana con batacchio e supporto in legno, presumibilmente del XIII secolo, attualmente conservata nel municipio di Bagno a Ripoli. La villa appartenne fin dal medioevo ai Peruzzi, ma le prime documentazioni si hanno nel 1427, quando fu denunciata al catasto fiorentino da Tommaso di Andrea Peruzzi, come ‘Macinatoio’; denominazione riferibile alla presenza di un frantoio. Rimase per più secoli tra i beni dei Peruzzi e solo nel 1593 venduta ai Magalotti.

Nel Settecento apparteneva ai Salviati. Fino a quando, nel 1801, la duchessa Laura Salviati lasciò il palazzo e i poderi annessi, in eredità all’Ospedale di San Giovanni di Dio. Le Corti furono utilizzate come azienda agricola dell’ospedale fino a tempi recenti. L’orto interno alla villa, ancora protetto da un alto muro in filaretto di alberese, è stato coltivato sino agli Anni Ottanta.

Con l’avvento della riforma sanitaria, 1978, la gestione della fattoria è stata radicalmente modificata. Un decreto della Giunta Regionale Toscana del 2/3/1981 trasferisce Le Corti nel patrimonio del Comune di Bagno a Ripoli, con vincolo di destinazione alla locale USL alla quale fu definitivamente assegnata dal 1992. Negli Anni Ottanta, la Cortaccia ha accolto anche alcune famiglie di sfrattati.

Nel 2002, l’intero complesso, che oltre alla villa comprende una tenuta di 52 ettari suddivisi in 7 poderi con altrettante coloniche, è stato acquisito da una società privata, che sta provvedendo al restauro di parte delle coloniche.

Intorno alla Cortaccia, forse per il suo aspetto austero o per le sue antiche origini, sono fiorite numerose leggende. Una di queste narrava di una galleria sotterranea che collegava l’edificio al monastero del Bigallo, un percorso non certo facile visto che la distanza trai due luoghi è di circa 850 metri. Comunque i vecchi abitanti del Bigallo nel narrare della galleria sottolineavano, maliziosamente, che al Bigallo c’erano le monache e alla Cortaccia i frati.

Come arrivare

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La redazione del giornale eChianti.it