Da Fonte Santa a Capannuccia

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By Andrea Misuri

Tra i tanti sentieri che attraversano il territorio di Bagno a Ripoli, questo da Fonte Santa a Capannuccia è forse un po’ meno conosciuto di altri, ma in grado di farci scoprire dei posti che meritano assolutamente una sosta. Dai quasi 400 mslm di San Donato in Collina saliamo ai 650 di Fonte Santa. Circa 1500 m. per una strada in gran parte asfaltata. Sul ciglio della via, a Casa Gamberaia un cippo ricorda i contadini uccisi dai tedeschi il 3 agosto 1944 come rappresaglia dopo un conflitto a fuoco con la II Compagnia della Sinigaglia. 

La campagna ripolese
Di prima mattina sulla salita per Fonte Santa
Il cippo ricorda i contadini uccisi dai tedeschi
Lo specchio d’acqua ricoperto di ninfee
Fonte Santa

Costeggiamo un laghetto ricoperto di ninfee e arriviamo al Parco naturale di Fonte Santa, che prende il nome da una sorgente indicata in documenti che risalgono al XV secolo.  Alla fine del Seicento, collegandosi alla Fonte, fu possibile costruire il condotto voluto dal Cardinale Francesco Maria de’ Medici, fratello del Granduca Cosimo III, per portare l’acqua alla Villa Lappeggi. Nel Parco ci fermiamo al Rifugio. L’edificio, essenziale e severo, fu costruito nel 1935 per accogliere i gitanti che arrivavano per trascorrere una giornata in campagna, rivelandosi presto insufficiente per accogliere così tanti visitatori. Da qui il nome di Casina, arrivato fino ai giorni nostri. Una lapide ricorda che vi “trovarono ricovero i partigiani della Brigata Sinigaglia riorganizzando le loro file per la battaglia finale della Liberazione di Firenze”. I partigiani, arrivati  il 22 luglio, da Fonte Santa partirono la mattina del 4 agosto passando per Capannuccia, Grassina e Ponte a Ema, prima di giungere a Firenze e a Porta Romana essere immortalati in una foto divenuta immagine simbolo della Liberazione della città.

La lapide del Rifugio
Il libro sulla Brigata Sinigaglia con la copertina della foto a Porta Romana
Vista sulla valle
Il Vate
Famiglia di migranti
Il Cavallo Rampante

Ci troviamo su Poggio Firenze e stiamo percorrendo un breve tratto di quell’antica via Maremmana, lungo il crinale tra il Valdarno fiorentino e quello aretino, percorsa nei secoli dai pastori e dalle loro greggi. Si prosegue con il sentiero che si apre sulla vallata con Firenze in lontananza e il Cupolone ben visibile nella limpida giornata di sole. Dopo un bosco di castagni e pini marittimi sbuchiamo in una grande radura circondata da un semicerchio di ulivi piantati recentemente. Sparse qua e là, grandi pietre scolpite raffigurano personaggi misteriosi e pieni di fascino. Le statue sono di Antonio Crivelli, scultore ripolese appassionato e visionario. Statue come quella del Vate, il mantello attorcigliato intorno all’enigmatico volto. Quella della Famiglia di migranti con il loro carico di dolore imprigionato nel macigno. O ancora quella del Cavallo Rampante, che ricorda le incisioni nella roccia dei nostri progenitori. Colpisce l’atmosfera che si respira in questo grande prato. Di serenità, di calma, qualcosa di profondamente suggestivo che invita alla fermata. Siamo in località Gavignano e costeggiamo una grande fattoria. E’ una   costruzione in pietra di fine ‘300, perfettamente restaurata, dalle linee semplici e forti, come spesso troviamo nella campagna toscana.  

Sassoscritto
Il Palazzaccio
Il campanile a vela
L’Oratorio di San Donato a Campignalla
L’Oratorio tra luce e ombra (particolare)

Facciamo una deviazione di poche centinaia di metri per fermarsi al Sassoscritto. Tutto comincia in quella seconda metà del Seicento quando in questa zona ferveva una grande attività per costruire ed abbellire  ville tra le quali quella di Lappeggi del Cardinale Francesco Maria. Uno scalpellino scopre nel bosco una pietra con incise lettere etrusche. Nel secolo successivo, la roccia contenente l’iscrizione viene staccata e attualmente è visibile al Museo Archeologico di Firenze, sostituita da una copia con errori di trascrizione che a lungo hanno contribuito a confondere gli studiosi. In realtà il testo – forse con qualche delusione per gli appassionati di etruscologia – indica semplicemente un confine territoriale. Oggi un minuscolo cartello lungo un sentiero del bosco segnala il Sassoscritto. E comunque, per raggiungerlo, è necessario arrampicarsi fino alla roccia in questione.

La grande radura delle statue
Particolare della cancellata
I colori dell’autunno

Scendiamo attraverso un bosco di castagni fino al Palazzaccio di Marcignano. Oggi restano poche mura sbrecciate, sufficienti per far intuire l’antico splendore di quella “Torre con fortezza” indicata nei documenti catastali del Trecento. Ancora all’inizio del Seicento, l’Arcadia dei Pastori Antellesi, che raccoglieva poeti e letterati, dedicò a questo castello un’Epigrafe Commemorativa. E’ nella radura qui intorno che lo scultore Crivelli ha realizzato le sue prime statue incise nella pietra. Dodici sculture che ci raccontano i Dodici Apostoli.

La strada continua a scendere per via delle Tavarnuzze e Sant’Andrea a Morgiano. Annunciato fin da lontano dal campanile a vela che si staglia nel verde della campagna, quasi nascosto tra un gruppo di casolari,  l’ultima sosta è l’Oratorio di San Donato a Campignalla. La data della sua costruzione è incisa nella lapide a fianco della porta d’ingresso. Correva l’anno 1320 e il committente era Donato Benci. Restiamo a lungo ad ammirare l’austera costruzione, cercando d’immaginare come doveva essere la vita quotidiana a quel tempo. Riprendiamo il cammino per Capannuccia tra vigne e ulivi, macchiati dai colori pastello dell’autunno. Un paesaggio di straordinaria bellezza.

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