Le fornaci di Monte Pilli

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Le Fornaci di Monte Pilli furono fatte costruire da Ubaldino Peruzzi nel 1866 per produrre calcina e cemento con la materia prima della zona e promuovere un’attività che desse lavoro alla popolazione. Nello stesso anno il Peruzzi aveva realizzato un vascone nei pressi della fornace con lo scopo di raccogliere le acque e garantirne la quantità necessaria alla lavorazione; un altro vascone fu costruito nel 1884. Alla fine dell’Ottocento nelle fornaci vi erano dieci forni sempre accesi e vi lavoravano 30 persone. A Monte Pilli si producevano calcina e cemento, con quest’ultimo si realizzavano pezzi di lastrico, mensole, peducci delle panchine, vasche ornamentali per fonti, cornicioni e altri simili manufatti. Probabilmente molti di questi prodotti si utilizzarono nei lavori di ristrutturazione della Firenze Capitale (1865-1870).

In posizione un po’ nascosta, nei pressi della fornace, svetta lo snello parallelepipedo del Torrino bianco, costruito in pietre squadrate d’alberese. La torre poggia su un arco di cemento sotto il quale una breve galleria conduceva ad una cava. In alto, sulla facciata, l’emblema, in pietra serena, dei Peruzzi e sotto, cifre impresse di metallo evidenziano il peso complessivo supportato dall’arco: “K. 27450”. Infatti il Torrino era stato costruito per provare la capacità di resistenza del cemento prodotto in fornace.

Con la morte di Ubaldino Peruzzi (1891) le fornaci vennero chiuse. Pochi anni dopo tutti i terreni della zona, compresi quelli della fornace, passarono ad altra proprietà.

Documenti dell’archivio comunale di Bagno a Ripoli, datati 1938, affermano che la fornace di Monte Pilli “non solo non è in uso da molto tempo, ma è inservibile”.

Tuttavia dopo la Seconda Guerra Mondiale le vecchie fornaci di Monte Pilli vennero riattivate e continuarono a produrre calce sino agli anni Sessanta del secolo scorso.

Lunghi fumi bianchi si levavano dalla rossa ciminiera e i bianchi ciottoli residui di lavorazione erano sparsi tutto intorno.

In quegli anni non era raro vedere mamme e nonne salire verso le Fornaci portando per mano i bambini affetti da pertosse, che facevano sostare sui bordi dei forni a respirarne i fumi.

Era comune credenza popolare che i bambini con la “tossa cavallina” (la pertosse) traessero benefici dalla respirazione di tali vapori.

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La redazione del giornale eChianti.it