C’era una volta il “finestrino”: così a Belmonte nel ‘600 si vendevano i preziosi vini dell’Antella

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Un grande stemma dei Venturi in ceramica policroma con la scritta Belmonte 1847 spicca sulla facciata di uno stabile e annuncia che siamo arrivati alla fattoria, sulla collina di Belmonte fra Grassina e Antella.

Sotto un ampio piazzale erano state ricavate le cantine e a fianco del portone d’ingresso, scolpito nella pietra, si trova un Finestrino del Vino, oggi trasformato in cassetta per la posta. È l’unico esistente nel territorio ripolese, ma uno fra gli oltre cento sparsi nella città di Firenze che abbiamo censito in uno specifico lavoro.

Probabilmente fu fatto all’epoca in cui la fattoria era proprietà dei Magalotti (1590-1711) quando il Granduca, con un primo Bando del 1559, aveva «permesso ai proprietari terrieri il poter vendere a fiaschi vino, delle ricolte loro, solamente e alla casa della loro abitazione». La vendita avveniva attraverso una finestrella appositamente aperta sulla parete esterna dei loro palazzi signorili in città o nelle fattorie.

Tale Finestrino – chiamato anche Buchetta, Tabernacolo o Porta del Paradiso – doveva rispettare delle misure ben precise (20 centimetri alla base e 30 in altezza) proprio perché dovevano passare soltanto recipienti di una capacità controllata, primo fra tutti il fiasco, la cosiddetta metadella. Il pertugio era chiuso con uno sportellino di legno al quale si bussava con un picchiotto di ferro per richiamare il cantiniere, ma non si poteva andare quando si voleva perché c’erano degli orari da rispettare, con pene severe per i contravventori.

Naturalmente, questo sistema di vendita al minuto che è durato fino all’Ottocento prevedeva agevolazioni fiscali per il produttore che doveva vendere solo vino “del suo” e un prezzo calmierato per il consumatore che poteva acquistare il vino senza il ricarico applicato da intermediari come bettolieri, osti e vinai.

La fattoria ex Magalotti e poi Venturi Ginori Lisci Torrigiani vantava una produzione vinicola di eccellenza con «vini preziosi di differenti maniere» ricercati anche dalle mense vescovili come il dolce Mammolo (ricordato da Francesco Redi), il Rosso purpureo e il noto Assenzio dell’Antella.

Sicuramente, le migliori annate furono servite nel 1796 quando Anna Testard – moglie di Ippolito Venturi – diede un ricevimento con ballo di gala nella villa di Belmonte in onore della sua amica Giuseppina Beauharnais, giovane sposa di Napoleone Bonaparte il quale, impegnato nella Campagna d’Italia, non poté partecipare.

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La redazione del giornale eChianti.it