Scoprendo Bagno a Ripoli: i comuni del sistema museale del Chianti Valdarno narrati da Nicoletta Matteuzzi

34

“Scoprendo Bagno a Ripoli” sta giungendo al termine con gli ultimi appuntamenti a cura del Coordinatore Scientifico del Sistema Museale di Chianti e Valdarno Nicoletta Matteuzzi.
Il Sistema Museale di Chianti e Valdarno, nato nel 2012 dall’unione del Sistema Museale del Chianti con Le Cinque Verdi Terre, riunisce 15 musei ufficiali, alcune emergenze storico-artistiche e lavora per la valorizzazione del territorio attraverso attività di didattica nelle scuole ed altri eventi locali per nove comuni: San Casciano Val di Pesa, Impruneta, Barberino Val d’Elsa, Tavarnelle Val di Pesa, Greve in Chianti, Bagno a Ripoli, Figline e Incisa Valdarno, Reggello e Rignano sull’Arno.
Il comune capofila che tiene le redini del Sistema è San Casciano Val di Pesa, che dal 1989 accoglie fra i resti delle sue mura un prezioso Museo, recentemente intitolato a Giuliano Ghelli. Le opere esposte sono di vario genere: arte Sacra Medievale, reperti archeologici e modellini di abitazioni primitive; tra i suoi capolavori annovera la tavola del San Michele Arcangelo di Coppo di Marcovaldo del 1260 e la Madonna con Bambino di Ambrogio Lorenzetti del 1319. Sul territorio spiccano la Chiesa di Santa Maria sul Prato detta della Misericordia, con le sue opere di artisti senesi, le quattro pievi che conservano ancora la loro aura romanica, cioè San Giovanni in Sugana, Santa Cecilia a Decimo, San Pancrazio e Santo Stefano a Campoli e le aree archeologiche di Ponterotto, di Calzaiolo e della Tomba dell’Arciere.
La docente è poi passata al Comune di Impruneta, nato intorno alla Basilica di Santa Maria, santuario eretto per la sacra immagine della Madonna con Bambino, che tradizione vuole essere stata realizzata da San Luca in persona. Quest’anno in occasione del Giubileo ha riaperto le porte anche l’attiguo Museo del Tesoro di Santa Maria che custodisce un patrimonio di preziosi oggetti quali codici miniati, oggetti d’oreficeria e parati connessi al culto della Vergine. Tra le altre emergenze vi sono la Fornace Agresti che mostra quanto un tempo fosse ampia la produzione del cotto imprunetino e la chiesa di San Lorenzo alle Rose che ancora conserva una tavola di Taddeo Gaddi.
Spostandoci a Barberino Val d’Elsa, non si può non parlare della leggendaria Semifonte, un fortilizio fondato da Alberto degli Alberti che in pochi anni diventa talmente potente da rivaleggiare con Firenze, che dopo un lungo assedio prevale e lo distrugge. Un‘ingiunzione fiorentina prevede che su quel luogo non possano più essere erette fortificazioni per questo Barberino viene costruita ai piedi di Semifonte con le stesse antiche pietre recuperate dopo la disfatta. L’unica concessione per edificare in quel luogo viene data dal Granduca Ferdinando I nel ‘500 quando, per volere del canonico fiorentino Giovan Battista Capponi, viene edificata la copia in scala della cupola del Brunelleschi, che può essere letta come una riaffermazione del potere fiorentino. A Barberino vi sono poi la Pieve di Sant’Appiano e l’annesso Antiquarium, che raccoglie i reperti archeologici emersi durante diverse campagne di scavo, condotte a partire dalla fine dell’Ottocento nelle zone di Sant’Appiano, San Martino ai Colli e Semifonte.
Il vicino comune di Tavarnelle in Val di Pesa accoglie la Pieve di San Pietro in Bossolo con l’attiguo museo di Arte Sacra. La Chiesa, fondata verso la fine del XII secolo, è perfettamente conservata e presenta il suo assetto originario a tre navate, divise da pilastri e archi, terminanti in un’abside circolare; l’unica aggiunta è il portico voluto dal pievano Buondelmonti nel ‘500. Dell’antico battistero rimangono alcuni rocchi delle colonne e il fonte battesimale. All’interno del Museo è custodita una tavola di Neri di Bicci, artista molto attivo nell’area del Chianti, proveniente da Santa Maria a Mon Rocco, la cui fondazione risale al 1459 quando Niccolò Pietro Sernigi viene “folgorato” dalla fede, vedendo l’Immagine della Madonna col Bambino su una quercia; quest’immagine era stata lasciata da alcuni pellegrini che si erano fermati a riposare e che l’avevano posta in alto per poter pregare agevolmente, ma che poi non riuscendo a riprenderla, l’avevano abbandonata. Niccolò Sernigi fa erigere nel più breve tempo possibile il santuario per l’immagine della Madonna e affida la decorazione appunto a Neri di Bicci. Il santuario del Monrocco è stato lasciato nel corso del 900 e dopo decenni di abbandono è diventato la sede di monache carmelitane australiane.
Il territorio di Tavarnelle, come tutti gli altri comuni del Sistema, è ricco di monumenti e uno dei principali è la Badia di Passignano, che ha acquisito l’attuale aspetto di fortezza dopo il restauro in stile neogotico dell’800; si tratta di una badia che entra a far parte dei possedimenti vallombrosani dal 1049 a poco più di un decennio dal momento in cui San Giovanni Gualberto fonda l’ordine. Il Santo fondatore muore proprio a Passignano e il suo corpo viene a lungo conservato nella cripta, oggi inaccessibile, fino a che nel 1210 viene traslato nella chiesa. Nel ‘500 l’aspetto della chiesa, come era consuetudine, viene rinnovato e Domenico Cresti, detto il Passignano, realizza i dipinti dedicati alla leggenda di San Michele Arcangelo, lasciando però invariato il famoso cenacolo del Ghirlandaio, che è tornato visibile recentemente.
Sempre nel Comune di Tavarnelle ha sede il Museo Emilio Ferrari della cultura contadina di San Donato in Poggio che raccoglie oggetti e utensili legati agli antichi mestieri della zona chiantigiana.
Altro Comune che fa parte del Sistema Museale è Greve in Chianti dove troviamo il Museo di San Francesco, che raccoglie una vasta collezione di arte sacra e a breve avrà anche una sezione di archeologia per i reperti provenienti dal Castellaccio di Lucolena e da Monte Moggino a Cintoia. Il museo si apre con l’ampia aula dell’oratorio, dove sono riunite opere di grande pregio artistico, tra le quali spicca la terracotta policroma raffigurante il Compianto sul Cristo morto, riferibile all’ambito di Baccio da Montelupo. Greve in Chianti nasce come mercatale legato al Castello di Montefioralle, castello di cui oggi esta ancora il ricordo grazie ad alcune parti di mura a sasso scapezzato da datarsi tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, ai resti di alcune torri convertite in abitazioni e alle tre porte di accesso. Sul territorio è degna di nota la Pieve di San Leolino le cui antiche origini sono attestate da due lastre di pietra arenaria decorate con motivi ornamentali tipici dell’VIII-IX secolo conservate al suo interno e il grazioso borgo di Montefioralle che un tempo era il castello a cui era legato il mercatale che sta all’origine di Greve.
Questo lo sguardo d’insieme che la docente ha dato per i comuni del Chianti in attesa delle ultime lezioni su quelli del Valdarno.

SHARE
Nata a Firenze nel 1990, inizia a frequentare Bagno a Ripoli nel 2009 per lavoro e da allora continua a scoprire giorno per giorno questo bellissimo territorio. Laureata in Storia dell'Arte all'Università di Firenze contribuisce alla redazione di testi per il web dei siti www.echianti.it, www.ecomarathonbagnoaripoli.com, www.oliobagnoaripoli.it, www.rossorubino.tv.