Quella ‘Casina’ a Fonte Santa crocevia della Seconda Guerra Mondiale

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Il 15 settembre 1935 fu inaugurato il Rifugio Montano di Fonte Santa a quota 580 metri con grande concorso di popolo.

L’Opera Nazionale Dopolavoro Fascista fece propria questa realizzazione ma, in verità, era sorta per iniziativa spontanea di alcuni antellesi che si erano costituiti in Comitato, forse, proprio per creare un ambiente in cui trascorrere giornate gioiose e tranquille e poter respirare un po’ d’aria buona lontano dalle noiose adunate di regime.

Era un vero e proprio rifugio ma, siccome aveva una sola stanza e una piccola loggia, fu subito soprannominato, in maniera molto affettuosa, La Casina. Un nome che ha mantenuto anche quando, nel 1938, fu deciso l’ampliamento e l’erezione di una torretta con un piano superiore. La popolazione e le istituzioni locali aderirono con entusiasmo a questi nuovi lavori e ognuno si sentì onorato di partecipare con ore di lavoro o con l’offerta di materiali e somme di denaro. Il nuovo rifugio fu intitolato a Costanzo Ciano, un personaggio di spicco della politica fascista.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la zona fu teatro di battaglie contro i tedeschi e La Casina ospitò più volte le forze partigiane fino agli ultimi giorni quando la Brigata Sinigaglia scese dai monti per partecipare alla liberazione di Bagno a Ripoli e di Firenze nell’agosto 1944.

Il luogo è sempre stato mèta di escursioni e di riunioni conviviali. Da quando è stato istituito il Parco di Fonte Santa, il rifugio ospita anche raduni di botanici e ambientalisti.

A pochi passi dal rifugio sgorga una sorgente, certamente antichissima in quanto situata sulla via di transumanza Maremmana percorsa da tempi immemorabili. Documentata fin dal Quattrocento con acqua «amena e abbondante» era usata da viandanti e pastori che, in caso di maltempo, si rifugiavano in una grotta ricavata alle spalle della fonte. In epoca successiva, ad indicarne la sacralità del luogo, le fu edificato vicino un tabernacolo (oggi scomparso), probabilmente per sostituire e rinnovare antichi riti pagani – come le Fontinalie – che si svolgevano in onore di ninfe e deità delle acque sorgive.

Nel Seicento, i “Pastori Antellesi” scelsero il luogo come mèta delle loro escursioni per declamare poesie, apporre lapidi e fare cerimonie per i nuovi adepti che consacravano con l’acqua della fonte che essi chiamarono, molto poeticamente, la Fonte dei Baci.

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Massimo Casprini, classe 1943, nato e vissuto a Bagno a Ripoli e appassionatissimo di storia locale così come di fotografia e di viaggi.