
Molti di noi preferiscono identificare l’ospedale della SS. Annunziata come l’ospedale di Ponte a Niccheri, ma quanti si saranno chiesti qual’è l’origine di questo strano nome? Nel 1985, un gruppo di studiosi di toponomastica lo hanno compreso fra i «nomi di origine incerta ed oscura».
Un ponte sul fiume Isone, poco prima dell’ospedale lungo la via dell’Antella esiste tuttora. Nel Cinquecento era già ricordato come molto antico e nel 1600, durante una scampagnata con gli amici, Michelangelo Buonarroti il Giovane lo chiamò «ponte a giovenalis» intendendo così il Ponte del Gianni perché proprio da lì cominciava l’antichissima Strada Maestra di Val di Rubbiana (oggi via di Belmonte) che conduceva alle vicine ville Le Mura e alle estese proprietà dei Gianni.
L’altro ponte un poco più a valle, sullo stesso fiume, è più moderno e fu costruito in occasione dell’apertura della nuova via Chiantigiana nel 1870 circa in sostituzione di una palancola di legno e, soltanto dopo il 1920 appare nella cartografia ufficiale come Ponte a Niccheri.
Probabilmente, fra il popolo, anche la vecchia passerella di legno era già ricordata con questo nome in riferimento a Vincenzo Bargigli (1740-1810) che aveva il soprannome di Niccheri e che in questo luogo faceva il fabbroferraio. Era un personaggio estemporaneo, con spirito sagace e che si dilettava a cantar di poesia in ottava rima tanto da competere con la famosa Corilla Olimpica. Abitava al Ponte a Ema – proprio di fronte al ponte sulla sponda destra – con il figlio Pietro che continuò il mestiere di fabbro e che aveva lo stesso dono di saper improvvisare versi burleschi per prendere in giro il prossimo.
Quindi, Niccheri potrebbe derivare dall’antico e ormai disusato modo di dire toscano “mandare in nicchera”, nel senso di trasformare in burla qualcosa. Forse, per lo stesso motivo fu attribuito lo pseudonimo di Niccheri anche a Giuseppe Moroni (1810-1880), noto improvvisatore illetterato (di cui parla anche Vasco Pratolini in Metello) e cantastorie girovago nel contado fiorentino. Lui stesso ricorda che «a Grassina cantai con un certo Ciacci e a il Ponte a Ema con due contadini». Di lui ci sono rimasti i divertenti libretti delle sue poesie popolari stampati da Salani.
Un’altra ipotesi sull’origine del nome ci è stata suggerita nel 1993 dal botanico Bruno Campolmi il quale aveva scoperto nella zona una pianta di Guillandina bonduc, detta volgarmente Niccheri in quanto i semi tondi e duri suonavano come vere e proprie “nacchere” all’interno dei baccelli seccati.
Ma la località si ricorda anche per Arturo Risi, detto “Cristo di Ponte a Niccheri” perché per oltre vent’anni prima della guerra ha vestito i panni di Gesù nella Processione di Grassina.