L’Oratorio di Santa Caterina, uno scrigno di rara bellezza

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Sperduto nell’amena campagna fra Ponte a Ema e Bagno a Ripoli, sulla riva destra del borro di Rimezzano, si trova l’oratorio di Santa Caterina d’Alessandria, esempio di chiesa gotica di eccezionale valore artistico.

Fu fatto costruire nel 1354 da Giovanni Jacopo degli Alberti e dai figli di Nerozzo, che appartenevano ad una delle famiglie più facoltose del tempo con case, torri e una via a loro intitolata nel centro di Firenze.

«Ma – ha scritto un poeta – quel che è più importante è ricordare/ che all’interno del piccolo gioiello/ ci sono opere d’arte molto rare:/ sono gli affreschi di Aretin Spinello».

Infatti, l’interno dell’oratorio è un vero scrigno ornato di perle e gemme fino al soffitto. Sono gli affreschi che illustrano la vita di Santa Caterina, patrona della famiglia Alberti, la quale, pur di non rinnegare la fede, subì il martirio alla ruota dentata nel 305. Il primo ciclo di affreschi che rivestono la scarsella sono stati attribuiti al Maestro da Barberino – collaboratore dell’Orcagna – affiancato dal giovane allievo Pietro Nelli. L’esecuzione, invece, dell’arco trionfale e della campata era stata affidata a Spinello Aretino da Messer Benedetto, figlio di Nerozzo, nel 1387.

L’Aretino, artista di spiccate qualità del quale si ammirano i capolavori in San Miniato al Monte a Firenze, nel Palazzo Pubblico di Siena e nel Camposanto di Pisa, riuscì ad impreziosire l’oratorio con affreschi di splendida raffinatezza e vivacità di colori che, dopo lunghi e attenti restauri terminati nel 1998, sono tornati finalmente al loro primitivo splendore.

Gran parte degli affreschi che nel XVII secolo erano stati scialbati con la calce furono in seguito recuperati. Purtroppo, però, la parte bassa delle pitture è irrimediabilmente perduta in quanto per molto tempo la chiesetta è servita come fienile e come pollaio per il contadino che abitava la casa che gli si affianca.

Il trittico di Agnolo Gaddi con la Madonna col bambino e i santi Andrea e Lorenzo dipinto nel 1390 che si trovava sull’altare e che oggi è conservato agli Uffizi, è stato recentemente sostituito con una copia di uguali dimensioni.

Massimo Casprini

 

 

Nella foto: Santa Caterina in carcere di Spinello Aretino (foto M. Casprini)

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La redazione del giornale eChianti.it