La Villa romana all’Antella e quell’antico porticciolo sull’Isone

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Nel 1983, nel podere Ellera 1 alle porte del paese di Antella, sono state ritrovate le strutture di una villa rustica di epoca romana. Molto probabilmente si tratta della fattoria di Publio Alfio Erasto vissuto fra il I e il II secolo d.C. del quale, nel 1546, è stata qui rinvenuta la stele funeraria, oggi conservata nel castello di Sammezzano.
Dall’epigrafe dedicata dalla moglie Versinia al marito defunto e dagli strumenti di lavoro riprodotti sulla stessa lastra, emerge che Publio Alfio Erasto era un mercante di legname da costruzione.
Oggi, l’area archeologica versa in uno stato di abbandono generale e quei reperti che, grazie al lavoro volontario dell’Archeoclub locale, erano stati pazientemente riportati alla luce come: suspensurae, tessere di mosaico bianche e nere, varie monete, statuette votive, pavimenti in coccio pesto e un rocchio di colonna, sono sommersi dalla vegetazione. Di notevole interesse per la sua rarità è il piatto in pietra di una macine da olive di epoca romana.
Alcune strutture confermano che oltre alla lavorazione delle olive ci fosse anche quella dell’uva e dei cereali e, sicuramente, anche il taglio del legname di cui erano ricchi i boschi soprastanti. Dunque, esisteva la pars rustica di una vera fattoria schiavistica affiancata alla villa. Purtroppo, durante i lavori di costruzione dell’Autostrada del Sole negli anni Sessanta del secolo scorso, gran parte degli antichi muri e dei pavimenti sono stati prontamente ricoperti senza effettuare alcun rilievo.
L’intero complesso si trova a poca distanza dal torrente Isone ed è stato ipotizzato che, quando il fiumiciattolo aveva una maggior portata d’acqua, Publio Alfio Erasto avesse avuto uno scalo o un porticciolo per trasportare il legname fino all’Ema che scorreva, ancora nel medioevo, in un’estesa palude, antico retaggio di quel lago preistorico che ricopriva tutta la valle. Si ritiene che la chiesa di S. Piero a Ema sorgesse su un’isoletta e ci fosse un porto. Non è un caso se i poderi vicini si chiamassero Insula, Ripa e Bagni.
Quindi, uno scenario completamente diverso da quello attuale con un’estesa valle attraversata dal rio dell’Antella e dall’Ema che permettevano la fluitazione di tronchi di legname e i commerci in mancanza di strade, in quanto la via Cassia Nova Adrianea verso il Chianti verrà aperta soltanto nel 123 d.C..

Il mortarium, la macina da olive (foto M. Casprini)

Massimo Casprini

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Massimo Casprini, classe 1943, nato e vissuto a Bagno a Ripoli e appassionatissimo di storia locale così come di fotografia e di viaggi.