La grotta riemersa di Misciano, da sosta per i viandanti a nascondiglio di guerra

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Recentemente, nella valle del Vernalese in località Misciano, in mezzo al bosco, alcuni amici del Gruppo Trekking Bagno a Ripoli hanno scoperto una grotta scolpita nella roccia. All’interno si può stare comodamente in piedi e c’è posto per tre giacigli.

Si pensa che possa essere stato un antico ricovero dei pastori che da qui passavano per raggiungere la strada Maremmana sul crinale dei monti. Provenivano dal Mugello e attraversavano l’Arno alle Sieci per raggiungere Rimaggio da dove salivano a Vicchio, Misciano, Poggio Balestrieri, Poggio alla Volpe (o Incontro), Miransù e Mitigliano dove si univano ai pastori provenienti dal guado di Rosano per salire a S. Donato in Collina. Il tratturo, che in alcuni punti è ancora largo due metri, potrebbe identificarsi come una Maremmana minore di mezzo.

Ogni pastore che si recava in Maremma aveva i suoi posti tappa fissi lungo il percorso segnati dalla consuetudine e tramandati di generazione in generazione quindi, non trovandosi in questa zona osterie o taverne, è credibile che una di queste soste si facesse a Misciano dove c’era – e c’è ancora oggi – un’abbondante sorgente d’acqua (il toponimo deriva dal latino miscere = località ricca di acque sorgive) e dove i contadini offrivano un pasto caldo in cambio di latte, ricotte e formaggi. Le pecore restavano in un recinto preparato per l’addiaccio notturno e lasciavano prezioso concime nei campi che ripagava dell’ospitalità.

È probabile che durante la II guerra mondiale i contadini del posto abbiano usato la grotta per nascondere insaccati, vino e olio, alle razzie che le truppe tedesche facevano nella campagna.

In effetti, i tedeschi si erano insediati nel vicino convento dell’Incontro e fu proprio per questa loro presenza che nell’agosto 1944 gli inglesi, che dall’Impruneta sparavano cannonate per stanare il nemico, colpirono anche casa Misciano distruggendola completamente, della quale oggi restano pochi ruderi.

Ci potremmo fermare fra i muri diroccati di casa Misciano e immaginare di ascoltare le storie, le poesie, le leggende e le esperienze che i pastori avevano raccolto durante il loro lungo cammino e che diffondevano ai contadini i quali, allora, avevano poche opportunità per scambiare conoscenze e apprendere nuove culture.

Niccolò Tommaseo ha scritto che i pastori, prima di partire per il lungo viaggio, «fanno il fagotto; ci mettono dentro il Tasso o l’Ariosto o qualche altra storia in poesia, per leggere la sera a capanna e cantano in versi» nei ricoveri improvvisati nel bosco, nelle stalle o sul canto del fuoco dei casolari che li ospitavano.

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Massimo Casprini, classe 1943, nato e vissuto a Bagno a Ripoli e appassionatissimo di storia locale così come di fotografia e di viaggi.