La “croce a Montesone” tra il mito della Terra Santa e la venerazione del Boccaccio

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Su uno sperone roccioso in mezzo al bosco, con davanti un panorama di incomparabile bellezza sulla campagna che digrada verso la piana fiorentina, si erge la chiesa di San Lorenzo a Montisoni.

Un luogo ricco di storia e di leggende. L’antichità del luogo è testimoniata dal ritrovamento di una testa di marmo di età Flavia e di un’epigrafe funeraria romana dedicata al medico Cneo Tullio Eso, che potrebbe aver dato origine al nome della località.

La chiesa fu costruita nell’XI secolo dentro le mura dell’antico castello dei Siminetti dove un tempo sorgeva un boschetto di lauri fra i quali – si racconta – ce n’era uno gigantesco presso il quale si svolgevano riti pagani più o meno leciti.

Montisoni divenne famoso per il monastero femminile in cui si venerava una Croce, o meglio: «un qualche prezioso frammento del Legno Santissimo che si teneva colassù» che i De’ Nobili, patroni della chiesa, asserivano di averlo avuto «da un antenato che tornava dalla Terrasanta».

Nel Decameron (9a novella, 8a giornata) Giovanni Boccaccio racconta che una promessa fatta «per la Croce a Montesone» era un giuramento da rispettare e onorare in modo inderogabile. Non è certo se la “Croce” fosse il sacro legno arrivato dalla Palestina oppure una Crocifissione in affresco della quale sono apparse delle tracce durante i recenti restauri all’interno della chiesa. Il Cristo non ha la testa reclinata ma ben eretta che guarda in avanti; il che fa supporre che l’opera sia molto antica, in quanto tale iconografia non è stata più usata dal Trecento in poi.

Nel Seicento, il conte Lorenzo Magalotti, con fervida fantasia e immensa cultura, immaginò che il toponimo Montisoni derivasse dal fatto che qui ci doveva essere il sepolcro di Esone, il mitico gigante della Tessaglia che fu ringiovanito da Medea con un’operazione magica. Nello stesso tempo, anche Francesco Redi – nel suo ditirambo Bacco in Toscana – celebrò il famoso vino «dolce mammolo che colà imbottasi, onde l’antico Esone diè nome e fama al solitario monte».

La massiccia torre campanaria che si erge ancora oggi fu progettata da Ubaldino Peruzzi e realizzata fra il 1868 e il 1871.

A pochi passi dalla chiesa si trova il cosiddetto “Monumento inglese” che, a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, Marie Cecil de Springer fece erigere in memoria del marito Frank Wooster proprio in questo luogo di pace che tanto li aveva affascinati. La vedova volle lasciare anche la loro berlina Fiat 1400 che fece murare in una stanza sul fianco della chiesa.

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Massimo Casprini, classe 1943, nato e vissuto a Bagno a Ripoli e appassionatissimo di storia locale così come di fotografia e di viaggi.