Lucchesini e il Quartetto di Fiesole hanno chiuso la stagione concertistica di Vicchio davanti ad un pubblico elettrizzato

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L’Associazione Amici di Vicchio di Rimaggio, venerdì scorso (17 giugno), non avrebbe potuto trovare modo migliore per chiudere la Stagione di Primavera di questa edizione 2016, che festeggia il quindicinale di attività. Ad avviare  la serata, per l’occasione trasferita nella splendida cornice dell’Antico Spedale del Bigallo di Bagno a Ripoli, il confortante saluto dell’Assessore alla Cultura del Comune di Bagno a Ripoli Annalisa Massari, alcune parole di ringraziamento del presidente e importanti spunti di riflessione sul profondo significato del progetto culturale e sociale dell’Associazione in questi 15 anni da parte della infaticabile fondatrice Ilva Palchetti.

Poi, per una sala gremita di pubblico (con diversi spettatori rimasti in piedi), la musica, affidata all’atteso ritorno del Quartetto di Fiesole (Alina Company e Simone Ferrari, violini; Flaminia Zanelli, viola; Sandra Bacci violoncello) e al famoso pianista Andrea Lucchesini, artisti che negli anni passati , tra l’altro, hanno avuto un ruolo speciale in diversi momenti della vita dell’Associazione.

Il programma nella prima parte dedicato al Quartetto per archi Americano in fa maggiore op. 96 di Dvoràk  ci restituiva il dono di un’interpretazione di grande caratura. Dopo quattro anni di silenzio, poter riascoltare il Quartetto di Fiesole – ricomposto con l’inserimento del violinista Simone Ferrari e della violista Flaminia Zanelli, accanto alle storiche colonne  Alina Company (primo violino) e Sandra Bacci (violoncello) – ha aperto il cuore a tutti gli appassionati che ricordavano il complesso fra le formazioni di punta del panorama quartettistico italiano. Il gruppo – non a caso insignito  dal suo “padre spirituale” Piero Farulli della denominazione legata alla Scuola di Musica di  Fiesole (la prima e più straordinaria culla di eccellenza per la musica da camera in Italia) – non solo suona, e lo ha confermato anche stavolta, con la perfezione dei più accreditati quartetti, ma è portatore e forse più autentico erede dei valori interpretativi dei giganti del camerismo italiano del passato, primo fra tutti il Quartetto Italiano. La pastosità di un suono nobilmente amalgamato fra i quattro strumenti, la ricerca di una intonazione espressivamente toccante (e non quegli asettici seppur ineccepibili temperamenti a cui ci sta abituando lo star system), la costruzione e la trasparenza della partitura intelligibile in ogni intervento dei quattro strumenti, la generosa cantabilità italiana e, soprattutto, in ogni suono la vibrante varietà di intenzioni espressive, caratterizzata da infinite sfumature timbriche e dinamiche: dagli umbratili e appena sussurrati “pianissimo”, alla pienezza  dei più appassionati “fortissimo”.

Nella seconda parte, alla compagine di archi si univa lo straordinario pianista Andrea Lucchesini per eseguire un memorabile Quintetto in mi bemolle maggiore op. 44 di Schumann. In assieme perfetto con i quattro magnifici archi, Andrea Lucchesini mostrava quella statura pianistica che lo ha portato ad essere internazionalmente considerato uno fra i massimi pianisti della sua generazione. I vertici di perfezione del suo accuratissimo e olimpico pianismo e un sentire maturo, che ha saputo metabolizzare l’opera negli strati più profondi dell’interiorità, conferivano alla affascinante pagina schumanniana una luce avvolgente e con rara maestria delineavano, complice l’intesa col Quartetto di Fiesole, i tratti della polivalente identità schumanniana, ora infuocata da slanci improvvisi, ora ripiegata in tenere introspezioni.

E ancora lunghissimi calorosissimi applausi del pubblico elettrizzato e due preziosi regali, fuori programma, da lasciare senza fiato, lo Scherzo dal Quintetto di Brahms e lo Scherzo dal Quintetto di Sostakovich.

G.A.

 

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La redazione del giornale eChianti.it