Il marchese Feroni tra il commercio di schiavi e quel suddito ‘esiliato’ nella Villa di Ripalta…

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Molti si saranno chiesti che cosa sia quel casottino sul muro all’angolo di via della Nave con via delle Sentinelle.

Il muro circonda la proprietà della villa di Ripalta che il marchese Francesco Feroni acquistò nel 1692 e restaurò in modo sfarzoso e principesco. Agli angoli estremi costruì due garitte per i guardiani, dalle quali la villa prese il nome delle Sentinelle. Ma la storia sembrerebbe diversa. Si racconta che un suo familiare si era innamorato della granduchessa suscitando le ire del marito che punì l’intraprendente suddito condannandolo all’esilio nella villa e, affinché l’ordine fosse rispettato, fece costruire le garitte e vi piazzò le sentinelle.

Ma chi era Francesco Feroni? Nato nel 1614, figlio di contadini, dopo aver lavorato in una tintoria, si trasferì a Livorno presso i banchieri Buonaccorsi i quali gli offrirono la gestione di un loro banco a Amsterdam. Specializzatosi nell’esportazione di cereali si mise in proprio affittando 16 navi per trasportare 61.000 quintali di grano dal Baltico in Italia.

Nel 1650 acquistò un bastimento che chiamò La Speranza e intraprese un altro tipo di commercio. La nave partiva dall’Olanda con un carico di tessuti e di alcolici, raggiungeva la Guinea dove scambiava le merci con «schiavi moreschi» che portava nel Nuovo Mondo per venderli a mercanti – come lui – senza scrupoli. Da qui, il veliero ripartiva per l’Europa carico dei nuovi prodotti come tabacco, cacao, zucchero e anche oro, argento e pietre preziose.

Con gli enormi profitti che otteneva allestì una vera flotta la cui ammiraglia era il vascello nominato San Giovanni e San Cosimo in onore di Firenze e di Cosimo de’ Medici che fu suo ospite nel palazzo a Amsterdam e di cui divenne agente fiduciario.

Appena eletto granduca, Cosimo III lo invitò a rimpatriare e gli vendette la grandiosa tenuta di Bellavista in Valdinievole che gli garantì il titolo di marchese. Lo nominò senatore, soprintendente alle miniere e ministro della Zecca con il compito di amministrare il patrimonio mediceo e le finanze dello Stato.

A Firenze acquistò il palazzo verso il ponte S. Trinita, quello che oggi appartiene ai Ferragamo. Morì nel 1695 lasciando una fortuna colossale e una ricchissima collezione di opere d’arte, oggi conservate agli Uffizi. Sulla sua tomba nella SS. Annunziata – disegnata dal Foggini – domina uno scudo dorato con un galeone: La Speranza (nella foto).

Massimo Casprini

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Massimo Casprini, classe 1943, nato e vissuto a Bagno a Ripoli e appassionatissimo di storia locale così come di fotografia e di viaggi.