I Pastori Antellesi giovani gentiluomini e artisti del Seicento

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I Pastori Antellesi non erano conduttori di greggi, come potremmo pensare, ma gentiluomini, artisti e letterati che nel Seicento avevano scelto l’Antella e i suoi dintorni come loro sede. Alcuni possedevano là una villa, altri erano ospitati dagli amici.

Tra i molti personaggi, a ognuno dei quali fu attribuito un nome arcadico, ricordiamo Piero de’ Bardi che fu il grande animatore nella villa di Balatro, Michelangelo Buonarroti il Giovane, Marcello Adriani, Averardo de’ Medici, Cosimo Dell’Antella, Giulio Parigi, Giovanni Altoviti e Maffeo Barberini che nel 1621 divenne papa Urbano VIII.

Questa allegra brigata aveva deciso di fuggire durante i fine settimana e i mesi estivi dalle fetide e rumorose vie di Firenze per cercare gioia e serenità nel mondo campestre attraverso un fantastico ritorno alla vita pastorale e alla purezza della natura ritrovando il mitico mondo dell’Arcadia greca.

Nel 1599 fondarono, quindi, l’Arcadia dei Pastori Antellesi. Cent’anni prima di quell’Accademia letteraria dell’Arcadia che si formerà a Roma intorno a Cristina di Svezia.

I nostri Pastori si dilettavano in discussioni letterarie, filosofiche e scientifiche – alcuni di loro erano molto vicini a Galileo e ne seguivano le «lezioni di matematiche» – che finivano sempre in abbondanti libagioni e pranzi succulenti. Organizzavano vere e proprie spedizioni a caccia sui poggi circostanti o a pescare nell’Ema e nell’Arno. Andavano a dorso di mulo o a piedi con un codazzo di servitori al seguito e sostavano alle fonti per declamare poesie, apporre lapidi e inghirlandare i nuovi adepti con cerimonie rituali. Molto spesso si sollazzavano con giochi e burle alle spalle dei più creduloni del gruppo. Una delle mète più ricorrenti era Fonte Santa che loro soprannominarono poeticamente Fonte dei Baci e sulla quale ci hanno lasciato poesie e iscrizioni incise su targhe che posero alla sorgente.

Ci fu anche una specie di gemellaggio con i Pastori Rimaggesi dislocati sulle rive dell’Arno, fra i quali prevalsero i Giraldi di villa La Massa.

Abbiamo scoperto per caso i numerosi manoscritti di Michelangelo Buonarroti il Giovane che era stato incaricato di scrivere la storia di questo cenacolo culturale, durato oltre quarant’anni. Sono poesie pastorali (Ode di Antilla e Mompillo), novelle (La favoletta di Ema e di Turlo) e molti racconti divertenti e estremamente interessanti per ricostruire la topografia del tempo.

Villa Ligliano di Averardo de’ Medici (foto M. Casprini)

Massimo Casprini

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Massimo Casprini, classe 1943, nato e vissuto a Bagno a Ripoli e appassionatissimo di storia locale così come di fotografia e di viaggi.