Fosco Maraini, a Baroncelli le radici dell’uomo che ha fatto conoscere il mondo a intere generazioni

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Fosco Maraini: etnologo, antropologo, orientalista, narratore, viaggiatore, fotografo, alpinista, documentarista. A ventidue anni s’imbarcò come insegnate d’inglese sulla nave scuola Amerigo Vespucci.

Nel 1937 partì al seguito del celebre orientalista Giuseppe Tucci per una spedizione in Tibet alla quale ne seguirono altre. Ha vissuto per anni in Giappone come ricercatore e professore e ha insegnato letteratura giapponese all’Università di Firenze. Con i suoi libri ha fatto conoscere il mondo a intere generazioni.

Un simile personaggio ha vissuto felicemente la sua gioventù sul poggio Baronti a Baroncelli dove ha imparato a conoscere e ad amare la natura, soprattutto gli alberi dei quali scrisse che «quando oltrepassano certe dimensioni, acquistano qualcosa di sacro».

Abitava con la famiglia in una casa in via del Carota: «un’autentica villa da un lato, e un insieme di casa colonica, stalle, fienili, serre, limonaie dall’altro». I suoi vicini di casa erano i Wissler il cui figlio Rolando divenne suo amico. Tutti i giorni facevano la strada insieme per andare a scuola: uno al Bagno a Ripoli e l’altro alla Colonna.

Lui stesso ha ricordato che «La casa di Rolando stava sopra una collina dalle parti di via del Carota, e si chiamava Il Frantoio». Fra le due case c’era una netta distinzione: una era la “casa da signore” e l’altra la “casa da lavoratore” e a Fosco piaceva più quest’ultima perché «al Frantoio tutto era molto più semplice; ci si trovava di fronte a una fila di costruzioni similissime tra di loro, aperte verso sud-ovest, che ospitavano mezzadri, vacche, fieno, polli, tini di vino, derrate varie». La casa del Frantoio era «tanto più vera e genuina della sua villa».

Fosco aveva trovato in Rolando «un vero amico, un vero compagno per qualsiasi gioco. D’estate c’erano l’Arno, le nuotate, i tuffi, in altre stagioni c’erano i boschi di Montisoni» dove con archi e frecce si creavano il mondo immaginario dei Pellerossa e, sempre «tra i boschi di Montisoni o di Montepilleri [sic!] giocavano a discendere un intero fianco boscoso senza mettere i piedi in terra», antesignani del tree-climbing.

Il ricordo di quegli anni era ancora molto vivo in Fosco anche all’età di ottantasette anni quando, nel 1989, con il sottoscritto ha rievocato con emozione i fatti e i luoghi della sua giovinezza.

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Massimo Casprini, classe 1943, nato e vissuto a Bagno a Ripoli e appassionatissimo di storia locale così come di fotografia e di viaggi.