Archimede vive ad Antella. Viaggio nel laboratorio dove nascono gli oggetti del futuro | FOTO

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Il suo ufficio nella nuova zona industriale di Antella è a metà tra un museo e il laboratorio di Archimede. Antico e moderno che si mescolano quasi senza soluzione di continuità e con un unico filo rosso che tiene il tutto unito: la tecnologia.


Massimo Berni è da 36 anni titolare della Administration’s Center e ha deciso di dedicarsi alla innovazione, alla sperimentazione, alla continua scoperta di quello che i sistemi di comunicazione sempre più moderni possono arrivare ad offrire. Lui ci mette l’ingegno, le idee, i prototipi, i brevetti che in molti casi hanno varcato i confini nazionali. Bozzetti che prendono forma e nelle sue mani vengono perfezionati e prendono vita grazie ai software che lui stesso progetta e mette in funzione. “Il mio lavoro è principalmente ricerca – spiega – poi una volta che sono arrivato a un prototipo l’obiettivo è affidare il progetto”.

Non sorprende, dunque, che il suo tavolo sia invaso di chip, circuiti e pezzi da assemblare che si mischiano con fogli, cartelle, vecchie e nuove creazioni. Telecamere ed orologi, piccoli allarmi e mini tablet. Sulla parete di fronte una vetrina e alcune teche custodiscono la storia delle macchine da scrivere dal ‘700 a oggi (e ci sono dei pezzi pressoché unici, a partire da una sorta di ‘tablet’ di due secoli addietro o dalla macchina con la doppia tastiera maiuscola/minuscola), il primo computer Ibm, i primi calcolatori. “Tutto quello che è tecnologia mi appassiona e per certi versi quella era una tecnologia ancora più incredibile di quella di oggi considerato le scarse conoscenze dell’epoca e i mezzi di cui disponevano”.

La curiosità è quello che lo muove. La passione per un lavoro che è continua creazione. Si definisce “malato di lavoro” ma è un malattia sana, di chi, oltre tutto, crea principalmente pensando agli altri. Li divide in tre categorie: quelli destinati alla famiglia (principalmente bambini e anziani), quelli per i beni culturali e quelli per l’agricoltura.

“Gli strumenti per la famiglia sono principalmente dedicati al monitoraggio – spiega – Penso al braccialetto per bambini che suona e fa suonare il cellulare dei genitori se il bambino si allontana troppo o all’orologio-telefono dotato di gps che avverte quando il proprio figlio arriva a scuola o permette di chiamarlo o farsi chiamare in maniera semplicissima. Senza dimenticare la micro telecamere che, semplicemente grazie a un app, può scattare fotografie o inviare filmati in streaming per vedere quello che succede nella propria abitazione o, magari, nella casa del proprio genitore anziano. Allo stesso tempo, proprio per gli anziani, ho brevettato un dispositivo in grado di ‘dialogare’ con loro ad esempio ricordando le medicine da prendere e dando l’allarme se viene a mancare l’interazione dopo un certo periodo di tempo”.

L’ultimo prototipo realizzato sarà destinato agli ospedali. “Un carrello da medicinali che, sfruttando meccanismi di radiofrequenza, semplicemente avvicinandosi al letto di un paziente indicherà le medicine che deve prendere ed aprirà automaticamente il cassetto dove si trovano”.

L’altra frontiera è quella dedicata al turismo. Musei come l’Oratorio di Santa Caterina o il Museo Galileo hanno già da tempo adottato il suo mini tablet dove, in automatico, di fronte a un’opera parte la spiegazione con tanto di video esplicativo. Un prodotto che ha presentato, anni addietro, anche all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in visita proprio al Museo Galileo così come al ministro ai beni culturali Dario Franceschini in occasione di una visita a Pompei.

In ultimo, i prodotti dedicati all’agricoltura con un brevetto, ad esempio, in grado di monitorare lo stato di salute delle piante (soprattutto gli ulivi) e allerta su quando è il caso, e il momento, di procedere a una disinfestazione magari non massiva ma limitata solo a un certo raggio di piante.

“In tutto – conclude – ho sviluppato un centinaio di applicazioni ma non ho intenzione di fermarmi. Il problema più grande, caso mai, è quello di vendere questi prodotti sul mercato data la concorrenza degli enormi colossi del settore. Anche se, come è accaduto recentemente con un paio di pinze chirurgiche dotate di chip elettronico, magari arrivano a produrre una cosa analoga, ed esteticamente peggiore, dopo anni da quando è nata dalle mie mani”.

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La redazione del giornale eChianti.it