ANTICHE DONNE BAGNESI

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Firenze, il capoluogo toscano fu fondato dopo il 59 a. C. anno in cui iniziarono le bonifiche dell’invaso dell’Arno da parte di Giulio Cesare, che in procinto di partire per la lunghissima guerra con la Gallia era desideroso con questa opera di pacificare le popolazioni etrusche assoggettate da quelle romane.
I ritrovamenti di reperti etruschi a Bagno a Ripoli attestano che la zona era abitata da moltissimi secoli prima della bonifica dell’Agro da questo popolo ed essendo la città principale Fiesole con essa esistevano dei collegamenti stradali. L’ odierna via del Poggio della Pieve era parte del percorso che collegava l’antica Faesulae con il sito etrusco minore di Antella, prima attraverso un guado sull’Arno, poi varcando la collina di Sorgane e proseguendo fino a quella frazione. L’ antico tracciato dunque passava nei pressi della Pieve a Ripoli e da qui sono cominciate tante piccole storie che vorrei raccontarvi, curiosità molto “femminili”.

In un podere di proprietà della parrocchia della Pieve a Ripoli che era collocato all’inizio di via Della Martellina, di fronte all’ attuale caserma dei carabinieri, furono ritrovate in un tempo antecedente al 1640 delle epigrafi funerarie romane che furono perciò portate nella chiesa che ne era allora la legittima proprietaria.
I romani avevano l’usanza di collocare i monumenti funebri lungo le vie principali ed infatti le avevano poste lungo il tronco nuovo inaugurato nel 123 d. C. della via Cassia per Roma che è appunto la nostra via Roma attuale. Le epigrafi parlano dei defunti e delle loro professioni, ma la cosa che più mi ha sempre incuriosita sono i nomi di donna che ci sono scritti sopra. Queste signore sono le nostre antenate. Una si chiamava Attilia Severa e ci dice che aveva fatto edificare un sepolcro per se e per suo marito di nome Lucio Satticus Creticus che era stato prima schiavo, successivamente liberto, poi diventato Magistrato Augustale, insomma: una bella carriera! Un’altra donna di nome Tettia Tyche viene citata sulla lapide dal marito Petronius e definita “moglie molto pia”. Commovente l’iscrizione su un’urnetta contenente le ceneri di una bimba: una piccola schiava di nome Anthis che il suo padrone Lucius Annaeus Blastus con atto pietoso ci precisa avere 10 anni, 9 mesi e 12 giorni.
Nell’insediamento di Antella, nella villa di Publio Alfio Erasto è sempre la moglie che commissiona la lapide al marito e fa rappresentare allo scalpellino gli arnesi del suo lavoro: strumenti per la silvicoltura. Lei si chiamava Versinia Tyche.
Infine negli scavi del sito di Bagno a Ripoli sono stati trovati i resti di un cofanetto con all’interno degli oggetti probabilmente appartenuti ad una donna. Per come è stato rinvenuto il reperto sembrerebbe una cosa buttata via durante una fuga. Forse la donna scappava dai soldati Ostrogoti di Radagasio che attaccarono Florentia e le sue terre nell’agosto del 405 d.C.? I resti di incendio rinvenuti nell’area archeologica fanno pensare ad un evento catastrofico: l’abitato di Bagno a Ripoli distrutto e le famiglie residenti disperse. Tutto completamente abbandonato per secoli, tanto che le rovine della domus furono probabilmente usate come cava di pietra per costruire proprio l’attuale Pieve di San Pietro e Paolo nella quale in prossimità della sua abside vediamo al posto degli ordinari pilastri due splendide colonne romane di cui non conosciamo bene la provenienza.
Insomma, Versinia, Tettia, Attilia, la piccola Anthis e la sconosciuta donna proprietaria del cofanetto ci conducono in un mondo dove le donne vivevano in funzione della professione del marito, oppure vittime più indifese delle guerre degli uomini e dei potenti come per tanti secoli a venire sarebbe ancora successo.
Io oggi lavoro in un ufficio in cui siamo tutte donne (c’è anche un maschietto), il “capo” è una donna, molti caponegozio sono donne, le ragazze del magazzino sfrecciano sui muletti e le titolari dell’azienda sono donne. Ne abbiamo fatta di strada! Vorrei che le donne di questo comune su queste pagine della Pro Loco ci raccontassero della loro professione e di come la hanno costruita.
Avrei un ultimo pensiero oggi per quelle meravigliose donne e ragazze che mentre ero in fila al supermercato durante la pandemia più dura nel marzo dell’anno scorso non si sono risparmiate ed erano a correre con la lista della spesa in mano per portare viveri ai più disagiati del comune con mezzi di difesa contro il contagio scarsissimi. A loro, a cui spero gli uomini regalino la consueta mimosa in questo giorno, vorrei donare invece personalmente un mazzolino di viole, perché queste donne sono decisamente il fiore più profumato del nostro comune.

Forza donne!

Le epigrafi della Pieve sono conservate oggi in musei privati.

Le violette donate da Benedetta a tutte le donne!

Chi è BENEDETTA GIANNONI??

Benedetta Giannoni, nata a Firenze nel 1973, vive a Bagno a Ripoli da sempre, diplomata al liceo artistico, impiegata in un negozio che vende articoli sportivi. Da quasi 30 anni studia e balla danze antiche nel corpo di danza “Balletto Rinascimentale” della Contrada Alfiere, dipinge ed espone nella associazione Giuseppe Mazzon. Le piace il running e camminare. Adora gatti e cavalli.

Benedetta Giannoni, autrice dell’articolo

Bibliografia:
-Fabio del Bravo, Quarte Plebe Sancti Petri, 1996, Tipografia artistica Fiorentina.
-Rivista Toscana “Bagno a Ripoli” numero unico, casa editrice Il Vello d’oro
-Bagno a Ripoli, Storia, arte e natura alle porte di Firenze, Edizioni Qualitas, 2013.

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