Alla riscoperta dei giochi in piazza: la Conta

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I giochi in piazza (edizioni C.R.C. Antella) è il libro con cui Massimo Casprini e Michele Turchi ricordano e spiegano tutti quei giochi che si facevano un tempo prevalentemente all’aria aperta e che oggi sono pressoché dimenticati ma con i quali si sono divertite intere generazioni. Con una serie di appuntamenti periodici vi faremo riscoprire questi giochi iniziando con… la Conta!

La maggior parte dei giochi prevede un ragazzo al quale tocca il compito, più o meno gradito a seconda dei casi, di “stare sotto”. Le regole di ognuno dei giochi prevedono il modo con cui questo ruolo passi di mano nel corso del suo svolgimento, ma è necessario stabilire a chi spetti cominciare.
Si procede allor alla “conta”, Si tratta di un operazione che di solito si fa con tutti i partecipanti riuniti in circolo; il capo banda (di solito in ogni gruppo c’è sempre uno che tira le file, anche se nessuno l’ha mai nominato) stabilisce in maniera arbitraria da chi si debba iniziare la conta, pronunciando il nome del ragazzo prescelto dalla preposizione “per..”.
A questo segnale tutti i ragazzi butteranno una mano verso il centro del circolo, indicando un numero con le dita. Si ricava la somma e si procede a contare iniziando dal ragazzo indicato, di solito in senso orario; al termine della conta viene così stabilito a chi spetti iniziare il gioco.
In alternativa esistono delle strambe filastrocche, dette appunto “conte”, che vengono scandite contando un ragazzo (o ragazza) a ogni parola.
Ne esistono moltissime e variano da zona a zona, quelle sotto elencate sono documentate nei dintorni di Antella.

Uno, due e tre,
a star sotto,
tocca a te!

Ambarabà  cicci coccò
Tre civette sul comò,
che facevano all’amore
con la figlia del dottore;
il dottore si ammalò,
ambarabà cicci coccò!

An Ghin gò,
tre galline e tre cappò,
dove andavan non lo so,
forse andavano al mercato,
a comprare pan pepato,
forse andavano nell’orto
a beccare un porro storto!

Sotto la cappa del camino
C’era un vecchio contadino
Che sonava la chitarra
Uno, due, tre, sbarra.

Uccellin col becco rosso,
è caduto dentro al pozzo,
se non era la Carrara,
poverin gl’affogava,
la Carrara la fu lesta,
a pigliarlo pe’ la testa,
uno, due e tre,
a uscire tocca a te!

Sotto il ponte di Baracca,
c’è Pierin che fa la cacca,
la fa dura, dura, dura,
il dottore la misura,
la misura a trentatrè,
uno, due e tre!

Pise e pisello
L’amore e così bello;
sali la scala,
la scala e lo scalone,
la penna del piccione,
gioca, bella,
tira su la tua ciantella.

Moscon d’oro la lincia, la lancia,
quanti giorni sei stato in Francia?
Lune lunedì, marte martedì,
moscon d’oro levati di qui!

Unze dunze trenze,
quali qualinze,
mele melinze,
riffe raffe e ceci.

Venti venti  san Puntello,
quando i’ diavolo gli era bello
lo rinchiusan n’un castello,
poi gli dettano un pan unto,
venti punti per l’appunto!

Pum!
Ponte petìppe tappe
Ponte petì Perugia
Ponte petìppe tappe
Ponte petì Perù!

Passa Paperino
con la pipa in bocca
guai a chi lo tocca
l’hai toccata
pre-ci-sa-men-te tu!

Tratto da “i giochi in piazza” di Massimo Casprini e Michele Turchi – Edizioni C.R.C. Antella 1998

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La redazione del giornale eChianti.it