A Ponte a Niccheri cent’anni fa LA SALA D’ASPETTO PE’ I’ TRANVAI

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By Massimo Casprini

Nel 1890, Ambrogio Lugo prese la diligenza in via delle Serve Smarrite a Firenze per raggiungere un suo amico a Grassina. Giunto a Ponte a Ema dovette proseguire sulla vecchia via Chiantigiana (oggi via Campigliano) perché era ancora in costruzione la nuova via Chiantigiana dove sarebbero stati posti i binari del tranvai elettrico. Nel suo diario di viaggio scrisse che «ci si dà a sperare non molto lontano un tramway anche dalle nostre parti».

Purtroppo, dovette aspettare ancora alcuni anni. Era dal 1884 che gli abitanti di Grassina premevano per avere un tram che prolungasse il percorso dal Bandino. Il servizio si rendeva indispensabile perché non erano più sufficienti e adeguate le quindici diligenze giornaliere che usavano i lavandai, i contadini e gli operai per recarsi in città. 

Finalmente, il 15 ottobre 1909 fu inaugurata la linea tranviaria da piazza del Duomo a Grassina con il numero 12 per una lunghezza di chilometri 9,150. Fu una grande festa popolare, enfatizzata soprattutto dai socialisti che in quegli anni avevano raggiunto il massimo consenso.

Quindi, grande soddisfazione dei grassinesi per un obiettivo raggiunto dopo tanti anni, ma non degli antellesi i quali si muovevano ancora con la diligenza condotta da Eugenio Daviddi e Carlo di Nappino. Fu allora, quindi, nel 1908 che il Comune di Bagno a Ripoli costruì il Capannone a Ponte a Niccheri al bivio di via dell’Antella con via Chiantigiana per ospitare una vettura a cavalli del servizio passeggeri Antella-Ponte a Niccheri e ritorno.

Ottobre 1895. Eugenio Daviddi con la sua diligenza sulla “spianata” del Niccheri

Non sappiamo se fu costruito ex-novo oppure su una preesistente piccola costruzione dove si trovava un’Osteria, già indicata nella carta I.G.M. del 1900, che era stata aperta nel 1885 circa per servire le numerose maestranze addette alla costruzione della nuova via Chiantigiana. Probabilmente, l’osteria fu chiusa quando finirono i lavori all’inizio del secolo.

Fin dal 1911 il servizio di collegamento dell’Antella con il Niccheri era stato svolto con un bagherre (detto l’Americhenne) – con tendine e tettoia per ripararsi dal sole e dalla pioggia – condotto da Eugenio Daviddi, anche per sedici corse giornaliere, il quale, il 23 ottobre 1917, dovette rescindere dal contratto di appalto perché non era più in grado di sostenere i costi per mantenere i tre cavalli necessari e di assicurare il trasporto gratuito degli agenti comunali. 

Dopo un breve periodo in cui il servizio fu svolto da Valentino Fantappiè che non riuscì a soddisfare gli antellesi, dal 1° giugno 1918 subentrò Bianco Bianchi, reduce dalla guerra, che assicurò fino a tutto l’anno 1920 nove corse giornaliere di «corrispondenza a cavalli Ponte a Niccheri-Antella con cavalli in buone condizioni e vetture in buono stato capaci di almeno dieci persone».

Il 7 giugno 1920 si era costituita la Società Elettrica. Servizio Trasporti Passeggeri-Antella per gestire un servizio automobilistico con l’omnibus da Antella a Ponte a Niccheri alle coincidenze con il tram di Grassina. Presidente fu Ottaviano Fantaccini, fattore a Belmonte, e amministratore delegato Giuseppe Benucci. Il servizio veniva svolto con due vetture mosse da “motore a scoppio”, “munite di vetri”, capaci di non meno di dodici persone ciascuna, guidate da Emilio Ermini di Lappeggi e Gino Mugnaini di Ponte a Ema.

Nel 1921, a seguito dei movimenti popolari riconosciuti come il Bocci Bocci, il Capannone fu scelto dal sindaco come luogo in cui portare all’ammasso l’olio d’oliva requisito alle fattorie in attesa di essere distribuito alla popolazione. Fu in quell’occasione che le poche case sulla riva destra al ponte del Gianni furono battezzate come “Il Niccheri Rosso” perché vi abitavano tutti personaggi socialisti con idee rivoluzionarie. 

Non essendoci più i cavalli da ricoverare, nel 1922 il Capannone del Niccheri fu convertito in deposito per le vetture del tranvai (sul davanti era aperto e le verghe entravano dentro per tutta la lunghezza) e poi in sala d’aspetto per i passeggeri dell’Antella che aspettavano il tram proveniente da Grassina.

Il cartello che segnalava una sala d’aspetto

La Società Mineraria ed Elettrica del Valdarno, che si era accollata la fornitura della luce pubblica nella zona fin dal 1920, installò una lampada anche nella sala d’aspetto del tram al Niccheri «per assicurare un po’ di luce agli abitanti dell’Antella che dovevano aspettare la coincidenza con il tram di Grassina».

Timbro e intestazione delle aziende che negli anni Venti del Novecento gestivano il trasporto passeggeri da Antella a Ponte a Niccheri

Nel 1924, la Società dell’Antella si era trasformata in Cooperativa Elettrica dell’Antella. Si confermava lo spirito sociale degli amministratori che avevano fondato «la Società non a scopo di lucro, ma con solo quello di mantenere un servizio pubblico tanto necessario per tutta la popolazione, specialmente per la classe operaia». Anche nell’applicazione delle tariffe si era voluto favorire gli operai stabilendo che «la corsa singola costa centesimi 40; se prolungata fino al cimitero, centesimi 50; per le corse operaie, andata e ritorno costa solo 50 centesimi».

Biglietto dei Tranvai Fiorentini del 1920, obliterato da piazza Duomo a Ponte a Niccheri dove si scendeva per raggiungere Antella a piedi o con l’omnibus.

Il marchese Venturi Ginori gli aveva concesso gratuitamente un locale nello stallone di via Pulicciano (dove oggi esiste il CRCAntella) da usare come rimessa per i due autobus.

La Misericordia dell’Antella stava già accordando alla Cooperativa un sussidio annuo di seimila lire con l’impegno di continuare fino a quando non fosse stata installata una propria linea tranviaria per il paese.

Nel Capannone del Niccheri fu ricavata anche una stanza per l’ufficio del Dazio e una per la vendita occasionale da parte del macello comunale di carne a basso costo, detta dei “Sant’antoni”, i bovini morti per infortuni o per cause naturali. In seguito, quel locale fu usato come deposito e officina comunale.

Il 18 settembre 1927 il ministro delle Finanze Giuseppe Volpi, con grande giubilo della popolazione e orgoglio della Misericordia e del Comune che avevano partecipato solidalmente e interamente alla spesa della diramazione di 2,320 chilometri dal Niccheri al paese, inaugurò la nuova linea tranviaria numero 27 da piazza del Duomo all’Antella lunga chilometri 10,120. 

Gli antellesi si resero indipendenti da Grassina e la sala d’aspetto nel Capannone fu abbandonata. Al Ponte a Niccheri, la strada e la linea tranviaria con verghe e traverse passava fra le case in mezzo al borgo in quanto, sul lato Nord, c’erano ancora estesi campi coltivati (lo svincolo attuale verrà realizzato nel 1972). 

Ponte Niccheri 15 aprile 1970

L’11 luglio 1944, per ordine del comando di occupazione tedesco, fu sospeso il servizio tranviario delle linee 12 e 27 da piazza di Badia a Ripoli a Grassina e a Antella. Chi non possedeva la bicicletta, andava a piedi perché, ormai, anche la diligenza e gli omnibus erano scomparsi da tanti anni.

Il 5 gennaio 1946, a seguito della riattivazione dei servizi dopo sette mesi, furono cambiati i numeri delle linee da 12 a 31 e da 27 a 32, che mantengono ancora oggi. L’atavica rivalità di campanile fra Antella e Grassina non poteva non esprimersi anche in relazione al tranvai. A Grassina erano convinti che il numero 32 – cioè il tramme dell’Antella – portasse male, quindi, si racconta che un grassinese, in viaggio di nozze, vedendosi assegnare la camera numero 32, istantaneamente cambiò albergo.

Finita la guerra, nell’importante crocevia del Niccheri dal quale era transitato anche Churchill durante la guerra, furono trovate quindici bombe di fabbricazione tedesca nascoste nell’attiguo forno, due bombe d’aereo inesplose nell’Isone e un carroarmato abbandonato proprio di fronte al Capannone.

Dal 1949 tutto il locale è la sede del Circolo Arci e del moto club con oltre ottanta soci. Finché è esistito, anche il P.C.I. ha avuto la sua sezione intitolata a Mario Agostinetti. 

Nel marzo 2021 sono stati completati i lavori di ristrutturazione e di messa in sicurezza dell’intero immobile.

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