“Questa striscia di terra”: Maria Pagnini e Gabriella Nocentini raccontano la guerra intorno a Baroncelli

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Cinque anni raccontati in un libro. Cinque anni di guerra che hanno visto come teatro le colline di Bagno a Ripoli intorno a Baroncelli. “Questa striscia di terra”, per dirla col titolo esatto del libro di Maria Pagnini e Gabriella Nocentini, che è in grado di raccontare un interessante, e per certi versi inedito, pezzo di storia.

Le autrici lo hanno presentato ieri, presso la Biblioteca Comunale di Bagno a Ripoli, lin occasione del secondo incontro con gli autori ospitato al’interno della mostra, Il nostro territorio, pubblicazioni che lo riguardano.

Un’edizione nuova
A propiziare l’incontro, anche la nuova edizione del libro; l’opera di Maria e Gabriella era infatti andata esaurita da tempo, fino alla recentissima ripubblicazione, caratterizzata da una linea grafica elegante e da una scelta della carta, capace di assicurare la resa migliore ad un corredo fotografico in bianco e nero dal grandissimo pregio.

Bianco e nero che tuttavia, intervallato dall’infinita sfumatura dei grigi, possono rappresentare non soltanto le immagini catturate dalle vecchie pellicole, ma non di meno anche memorie, spinte a correre dal buio della deportazione alla luce di un ritorno, perché quella striscia di terra del nostro comune, lungo la collina di Baroncelli, è stata raccontata dalle autrici, inseguendo i cinque anni tra il 1940 e la fine della Seconda Guerra mondiale. Cinque anni, tra le carte dell’archivio comunale e i ricordi “vissuti” perché le autrici hanno scelto di dare forma alle memorie secondo una struttura davvero originale.

A Maria Pagnini dobbiamo infatti la prima parte del libro, nella quale eventi, persone e cose vengono raccontati seguendo i flussi vitali, con uno stile letterario “semplice e asciutto ma ricco” che cattura il lettore; mentre Gabriella Nocentini, grazie ad un attento lavoro di archivio e divulgazione storica, si è curata poi di mostrare che “la prima parte non era stata inventata”.

Gabriella Nocentini, “una storia sul campo”
Dopo avere descritto la struttura dell’opera e le forme del lavoro di squadra, Gabriella Nocentini ha rivelato come gli archivi possano sopperire ai limiti della memoria degli uomini. Villa la Selva, centro di quella striscia di terra, teatro della reclusione degli internati politici del regime fascista prima e della deportazione degli ebrei poi, è rimasta per lungo tempo sconosciuta; primo a ritrovarla il professore tedesco Klaus Voigt che desiderando visitare i luoghi del suo studio, a Bagno a Ripoli nel 1982, non seppe rintracciare nessuno in grado di indicargliela. Da allora possiamo dire senza dubbio che sia passata molta acqua a Ponte a Ema perché l’opera che è stata presentata, ha certo avuto il merito di contribuire ad innalzare la targa commemorativa di Villa la Selva, sulla collina e negli studi storici.

Antonella Bracaloni, un linguaggio femminile
Definendo la scrittura di Maria, ricca ed allo stesso tempo semplice, abbiamo in realtà già fatto riferimento all’analisi linguistica della bibliotecaria Antonella Bracalone che nel secondo intervento ha analizzato la lingua del libro. Una lingua in grado di non caratterizzare tanto “un libro da leggere”, quanto “un libro che sa farsi leggere”; prendendo per mano il lettore, con una scrittura femminile che rispecchia la capacità delle donne, felice o infelice, di vivere trascendendo ruoli e compartimenti, portando sempre con se ogni preoccupazione e ogni vissuto, tanto da poter cogliere aspetti di leggerezza anche nei momenti più bui. Grazie a questa lingua, Maria ha davvero potuto avvicinare un territorio circoscritto anche a coloro che ne sono lontani geograficamente.

Maria Grazia Pagnini, un racconto personale
Tra le molte storie legate a questa striscia di terra, un intervento particolare ha riguardato quella di Bruno Pagnini, padre di Maria Grazia Pagnini, per molti anni bibliotecaria nella Biblioteca Comunale di Bagno a Ripoli. Bruno aveva dovuto abbandonare i campi della collina di Belmonte per svolgere il servizio militare a Tarvisio. L’otto di settembre, il comandante della caserma decise di non arrendersi ai tedeschi, fino a quando l’esaurimento delle munizioni non costrinse quei soldati italiani a consegnare i loro moschetti ottocenteschi. Da allora Bruno Pagnini partecipò al destino degli Imi, Internati Militari Italiani, deportati in Germania e costretti a lavorare in condizioni disumane, tra le angherie dei sorveglianti e un rancio composto più che di brodo da acqua calda. Eppure dei circa 650.000 internati militari soltanto pochi scelsero di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e tornare così liberi; gli altri scrissero una pagina poco nota della resistenza, della quale si è assunta una certa consapevolezza storiografica e culturale solamente a partire dagli anni novanta. Eppure quando Bruno, attesa la fine della guerra, scheletrico, poté finalmente tornare a casa, già aveva portato con se un mondo ben più ampio di quello compreso tra Grassina e l’Incontro; viste terre lontane “il re scappare” e il “papa traccheggiare”, quella generazione seppe mirare il futuro con uno sguardo ben diverso da quello di prima.

Maria Pagnini
Come a chiudere un cerchio ideale anche l’ultimo intervento è stato tenuto da un’autrice, Maria Pagnini, tutt’ora collega di Antonella nella biblioteca che ci ospita. In ogni caso, Maria non ha parlato di sé ma degli altri autori che nel corso di quest’ultimo decennio hanno continuato a studiare i temi trattati nella sua opera e sebbene i contributi bibliografici citati non siano stati molti, va rilevato che questa striscia di terra, per quanto piccola, ha continuato ad attrarre l’attenzione degli studiosi, le opere dei quali ci sono state mostrate e sono consultabili nella biblioteca.

Certo, rilevando il successo di pubblico della presentazione di questa edizione seconda; alla presenza di Barbara Sani, direttrice della biblioteca ed Annalisa Massari, assessore alla cultura del Comune di Bagno a Ripoli, è piacevole notare come oltre alla bibliografia, le autrici abbiano certo contribuito ad accrescere cultura e memoria della loro comunità.

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Asilo a Balatro, elementari ad Antella, medie a Ponte a Niccheri, Liceo a Bagno a Ripoli, laurea in Storia Medievale presso l'Università degli Studi di Firenze, una formazione che già riflette il legame con il territorio del quale mi sono appassionato a scrivere.