Odoardo Beccari e quelle piante africane al Castello del Bisarno…

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Nel Pian di Ripoli, in mezzo a una selva di edifici moderni, appare una costruzione estemporanea con merlature di tipo guelfo. È il Castello del Bisarno con un ampio viale e uno scalone d’accesso rinascimentale ai lati del quale svettano alcune snelle e alte palme, purtroppo in pessime condizioni.

Le aveva piantate Odoardo Beccari, «scienziato dottissimo e viaggiatore ardito che nelle regioni africane raccolse preziosi elementi di studio». In effetti, oltre che in Eritrea e in Etiopia trascorse molti anni in Asia, Australia e Nuova Zelanda. Nel 1855, appena ventiduenne, seguì l’amico Rajà di Sarawak in Borneo dove organizzò una spedizione naturalistica insieme al marchese Giacomo Doria che ben presto dovette abbandonarlo per una grave malattia.

Odoardo rimase da solo per tre anni nella foresta vivendo in una capanna (che battezzò Vallombrosa in omaggio al monastero vicino a Firenze) che si era costruita incurante dei molti pericoli che doveva affrontare ogni giorno: dalle sanguisughe ai serpenti velenosi, dai tagliatori di teste alle varie tribù ostili. Nonostante tutto, riuscì a raccogliere un enorme varietà di piante dedicando particolare interesse alle palme di cui ne classificò 130 specie.

A questa spedizione ne seguirono altre che gli diedero modo di arricchire le sue raccolte botaniche, zoologiche e etnografiche, oggi conservate al museo di Storia Naturale di Firenze.

A causa del suo carattere burbero non ebbe mai buoni rapporti con il mondo accademico fiorentino ma riuscì comunque a imporsi e a ottenere diversi riconoscimenti. Gli furono intitolati vari generi di piante e specie di animali da lui scoperti. Basti ricordare l’Amorphophallus titanum, la più grande infiorescenza del mondo che raggiunge due metri d’altezza e tre di circonferenza, accompagnata da un’unica foglia alta sei metri dal terribile odore putrescente, oggi curata con la massima attenzione nel Giardino Botanico di Firenze dove fiorisce ogni due o tre anni.

Dopo lunghe permanenze, sempre da solo, in luoghi inesplorati, Odoardo – che fu anche consigliere comunale a Bagno a Ripoli dal 1879 al 1893 – si ritirò nella sua tenuta di Vignavecchia a Radda in Chianti a coltivare vigneti e nel castello del Bisarno dove morì il 25 ottobre 1920.

Le sue gesta di esploratore e viaggiatore ispirarono uno sconosciuto scrittore che cominciò a raccontare avventure di terra e di mare mutuando nomi e luoghi ricordati da Beccari come Labuan, Sandokan, Monpracem, Rajà Bianco, Sarawak. Questo scrittore era Emilio Salgari.

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Massimo Casprini, classe 1943, nato e vissuto a Bagno a Ripoli e appassionatissimo di storia locale così come di fotografia e di viaggi.