La FONTE della FATA MORGANA

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Episodio 1

Torna alla ribalta delle cronache la Fonte della Fata Morgana. Ha dominato la scena alla XXVI edizione di “Artigianato e Palazzo” che si è tenuta a Palazzo Corsini a Firenze l’anno scorso durante la quale è stata promossa una campagna per la raccolta fondi per il restauro del complesso del Giambologna.
Un luogo magico e fatato (come vedremo nelle prossime puntate) non solo per l’ambiente in cui si trova ma anche per la storia che riesce a trasmettere.
In alternativa alla via facile e veloce per raggiungerlo da Grassina, potremo scegliere un itinerario diverso partendo da Lanciolina, sulla riva dell’Ema a Ponte a Ema.
Sarà una lunga ma piacevole passeggiata sull’antichissima strada mulattiera, attraverso campi rigogliosi fino ai 250 metri slm del monte Fattucchia, in cui “albergavano streghe e fattucchiere” (di cui parleremo).
Incontreremo antiche ville e varcheremo il poggio dell’Uccellarone dove c’erano le tese per la cattura degli uccelli e dove, nel Cinquecento, Bernardo Vecchietti aveva ripreso la costruzione di un maestoso castello eretto da Carlo d’Angiò, del quale restano le antiche rovine, e che non fu portato a termine per gelosia dei granduchi Medici.
Troveremo anche i ruderi della vecchia Cappella dei Vecchietti distrutta verso il 1840, dove si faceva una gran festa il giorno dell’Ascensione e dove, ancora oggi, nutrite comitive di grassinesi e pontaemini vanno a “ruzzolare l’uovo”.
Scenderemo al piccolo borgo di Fattucchia dove, fino agli anni Trenta del Novecento, esisteva una famosa osteria. Da qui, con strada asfaltata, arriveremo alla Fonte della Fata Morgana.

Ci farà da guida una rara lettera scritta il 30 maggio 1868 da Antonietta Pozzolini, figlia del ricco proprietario della villa Il Vivajo sulla pendice orientale del colle di Fattucchia, già denunciata al Catasto nel 1427.
Antonietta scrisse che dalla via di Campigliano «Due salite nel piano si diramano dalla via maestra, e serpeggiando arrivano quì [alla villa Pozzolini]. La prima, ripida assai, muove dalle case dell’Anciolina a sinistra, l’altra a destra, più comoda taglia in mezzo il borghetto di Campigliano, rasente il nostro cancello e s’arrampica su per la Fattucchia.
«Oramai anche la cappellina abbellita di tanti dipinti che era fabbricata in cima alla Fattucchia, non v’è se non un mucchio di rovine!».
Da qui, la nostra autrice scese direttamente alla villa Il Riposo, continuando a scrivere: «Sul versante occidentale di questo nostro monte siede la villa Vecchietti, dal Borghini detta il Riposo, celebre per essere stata fabbricata da Rinaldo Vecchietti, e più ancora per avere ospitato lungo tempo Gianbologna, che v’ebbe l’officina e vi condusse a termine molti lavori, e vi lasciò una pregevole raccolta di gessi e di disegni.
«Lì presso c’è una casina che serve di deposito a una bella fonte d’acqua perenne detta La Fata Morgana. Questa fontana ha un basso rilievo, esprimente uno Gorgone, con anguille invece di serpi per capelli, e sotto vi sono due piccole testuggini, ed un mostaccio di gatto, che tutti e tre gittano acqua: e sopra in un cartello di marmo i seguenti versi si leggono: Io son quella, o lettor, Fata Morgana/ Che giovin qui ringiovaniva altrui:/ Qui dal Vecchietto, poiché vecchia io fui,/ Ringiovanita con la sua fontana. MDLXXII.

All’interno della Fonte della Fata Morgana

«Ora però il tempo distruggitore delle opere umane, v’ha preso la sua ala inesorabile, e poco più resta dei lavori che Gianbologna vi lasciò… Tutto passa! tutto finisce!».

(continua)

Massimo Casprini, autore dell’articolo