Bigallo, ospedale ripolese e confraternita fiorentina |FOTOGALLERY

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Cosa accomuna un bellissimo palazzo con loggiato in Piazza San Giovanni a Firenze, visitato ogni giorno da moltissimi appassionati d’arte ed un ospedale medievale tra le colline di Bagno a Ripoli, entrambi detti del Bigallo ? Certo una lunga storia, le cui origini risalgono a più di settecento anni fa.

Era infatti il 28 marzo 1245 quando domina Catherina abatissa del convento domenicano di San Iacopo a Ripoli donò l’ospedale di sancte Marie de Fonte Viva, posto nel luogo detto Sexto e nella parrocchia di San Quirico a Ruballa, ai rappresentanti della Società della Vergine, comunemente detti servi sancte Marie. A richiamare l’attenzione degli storici contemporanei verso il documento che abbiamo citato, prima attestazione documentaria della confraternita di nostro interesse, fu il grande studioso domenicano Gilles Meersseman, ricordandolo in relazioni ai suoi studi fondamentali sull’origine delle confraternite domenicane, nel Basso Medioevo, quando un sempre maggior numero di fedeli cattolici sentì il bisogno di associarsi per svolgere opere di carità, devozione ed edificazione spirituale. A Firenze molte di queste associazioni furono promosse proprio dall’Ordine Domenicano che affidò loro, anche una funzione di promozione dell’ortodossia cattolica contro la diffusione dilagante dell’eresia catara che in Toscana aveva raggiunto forza tale da costituirsi quale vera chiesa altra, retta da un proprio vescovo.

Al contrario nel 1245, il gruppo chiamato “dei servi di Maria” non era ancora giunto a costituirsi secondo una fisionomia stabile; gli storici lo hanno interpretato piuttosto come un nucleo associativo originario dal quale sarebbero scaturite esperienze diverse. Come suggerisce una facile assonanza, i primi a separarsene furono gli uomini, poi ricondotti al numero dei sette santi, che si sarebbero impegnati a fondare l’ordine dei Serviti del Monte Senario o Servi di Maria. Ipotesi avvalorata dal novero, nel documento della donazione dell’ospedale, di un certo Henricus quondam Baldovini, futuro procuratore dell’ordine dei Serviti e oblato nel loro convento di Cafaggio; fondazione religiosa per altro stabilita sopra un terreno ceduto all’ordine proprio dalla Società della Vergine. Nel trecento i religiosi serviti, non avrebbero infine fatto a meno di vantare l’appartenenza alla compagnia del Bigallo di san Manetto dell’Antella come degli altri sei fondatori, evidentemente l’antico legame non era stato dimenticato.

Quanto alla futura Società della Vergine o del Bigallo, il 12 ottobre 1267 essa ricevette, dal vescovo fiorentino Giovanni dei Mangiadori, la conferma del possesso dell’ospedale de Bigallo. Il vescovo la definì maioris societatis beate Virginis, certamente per distinguerla dalla più recente confraternita dei Laudesi di Santa Maria Novella, molto probabilmente separatisi dal medesimo gruppo originario, per dedicarsi in maniera specifica alla devozione del canto religioso in lingua volgare, ovvero alle laudi, tra le quali si può ricordare come esempio celebre, senza dubbio il Cantico delle Creature di san Francesco d’Assisi.

Soltanto in seguito, la confraternita della Compagnia della Vergine avrebbe preso anche le denominazioni del Bigallo e di san Pietro Martire, il santo domenicano che proprio tra il 1244 e il 1245 si era fortemente impegnato a Firenze come predicatore anti-cataro. Costretto ad abbandonare la città a causa degli scontri armati che videro l’affermazione della fazione ghibellina, protettrice dell’eresia, il futuro santo sarebbe poi stato nominato inquisitore a Milano, incontrando in Lombardia egli stesso il martirio, a seguito dell’agguato tesogli da alcune famiglie aristocratiche milanesi favorevoli ai catari e opposte alla fazione cittadina che faceva riferimento al papato. Ne seguì il più rapido processo di canonizzazione della storia cattolica (circa 9 mesi) ma se già nel 1253 san Pietro Martire assurse all’onore degli altari, non risulta che prima del 1361, la Compagnia del Bigallo iniziasse a vantarlo quale proprio fondatore. La distanza cronologica tra il 1361 e la permanenza fiorentina del santo pare lasciare poco spazio alla verosimiglianza storica della tradizione che lo vorrebbe fondatore della Compagnia del Bigallo, se pure senza alcun dubbio i confratelli conservarono sempre ricordo e venerazione per il domenicano che avrebbero fatto infine rappresentare, nel 1445, sul loggiato della loro sede fiorentina.

 

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Asilo a Balatro, elementari ad Antella, medie a Ponte a Niccheri, Liceo a Bagno a Ripoli, laurea in Storia Medievale presso l'Università degli Studi di Firenze, una formazione che già riflette il legame con il territorio del quale mi sono appassionato a scrivere.