Storie di un Paese, così Michele Turchi ha raccontato Osteria Nuova, paese di storie

94

Paese di Storie, Osteria Nuova, specialmente come ce l’ha raccontata Michele Turchi, tra l’antichità romana ed etrusca, il medievale Ospedale del Bigallo, gli anni difficili della peste 1630 – 1633 (quella dei Promessi Sposti), il legame con la potente famiglia dei Bardi e le vicende cronologicamente più prossime della Società di Mutuo Soccorso.

Tutto questo e molto altro lo abbiamo ripercorso presso l’antico Ospedale del Bigallo perché se l’occasione di presentare Storie di un Paese vol. 5, ultima di una serie di cinque pubblicazioni dedicate ad Osteria Nuova, si è presentata con la mostra curata dalla Biblioteca Comunale di Bagno a Ripoli, Il nostro territorio, pubblicazioni che lo riguardano, l’incontro con l’autore non avrebbe potuto tenersi in un luogo diverso da questo ospedale, in una sala davvero ricca di storia come di pubblico.

Piuttosto che correre tra i capitoli della sua opera tuttavia, Michele Turchi ha scelto di presentare soltanto pochi temi in modo approfondito; uno di questi ha riguardato appunto la struttura dove si è svolta la presentazione. L’Ospedale del Bigallo fu fondato nel 1214, quando il ricco notaio Diomidiede di Bonaguida del Dado, seguendo un uso comune per il suo ceto sociale, spesso dedito a quell’usura che “offende la divina bontade” come ebbe a rimproverare Dante, decise di preoccuparsi per la sua anima, fondando un ricovero per i pellegrini, ovvero un ospedale.

Alcuni anni più tardi, nel 1229, Diomidiede donò la sua fondazione alle monache domenicane di San Iacopo a Ripoli; le quali nel 1245 la trasferirono, a loro volta, ad una di quelle recenti confraternite laicali, antenate delle odierne misericordie, che stavano sviluppandosi proprio allora. Tale confraternita fiorentina avrebbe presto preso il nome di Compagnia del Bigallo, stabilendo la propria sede in Piazza del Duomo nei pressi dell’omonima e conosciutissima loggia.

I confratelli del Bigallo mantennero quindi per lungo tempo il possesso dell’ospedale come dimostra il più antico catasto fiorentino, quello del 1427. Allora la confraternita dovette denunciare il possesso dell’immobile e descriverne le condizioni che risultarono tuttavia non eccessivamente prospere, anche se, va rilevato, come i fiorentini di allora fossero soliti svalutare i propri beni innanzi al fisco.

Continuando ad utilizzare un linguaggio moderno, la “destinazione d’uso” dell’immobile cambiò soltanto nel 1503, quando le monache di Casignano vi si trasferirono pur mantenendo una parte dell’edificio, adibita ad ospedale ed effettuando numerose ristrutturazioni, tra le quali la costruzione di un nuovo camino e di un nuovo acquaio, tutt’ora esistenti.

Queste religiose rimasero al Bigallo addirittura fino al 1810, quando il governo napoleonico soppresse il monastero e si appropriò dei suoi beni, tra i quali l’ospedale stesso, acquisito dal Comune di Bagno a Ripoli nel 1920, in seguito a vicissitudini assai particolari, la cui descrizione sarà opportuno riservare alla lettura del libro.

Ospitare un luogo come il Bigallo, qui appena tratteggiato, basterebbe senza dubbio a rendere Osteria Nuova un paese di storie, eppure soltanto uno dei capitoli del libro ha per centro questo ospedale, pure ben lontano dall’avere svelato tutti i suoi misteri. Rimane aperta, ad esempio, la querelle sulle origini del toponimo. Luigi Torrigiani, segretario comunale ottocentesco e insigne studioso locale, fece derivare “Bigallo” da “Bivium Galli”, senza tuttavia indicare i documenti che attesterebbero questa precedente forma.

Michele Turchi propende per un’altra ricostruzione, poiché i documenti più antichi definiscono questo ospedale come di Santa Maria a Fonte Viva ed il termine Bigallo pare riservarsi alla confraternita fiorentina, è possibile che proprio a Firenze vadano ricercate le origini del toponimo, impiantato localmente soltanto dopo che le monache di San Iacopo ebbero ceduto l’ospedale.

 

SHARE
Asilo a Balatro, elementari ad Antella, medie a Ponte a Niccheri, Liceo a Bagno a Ripoli, laurea in Storia Medievale presso l'Università degli Studi di Firenze, una formazione che già riflette il legame con il territorio del quale mi sono appassionato a scrivere.