Quando non c’erano smartphone e tablet, i “giochi in piazza” raccolti in un libro

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Si chiama “I giochi in piazza” (edizioni C.R.C. Antella) ed è il libro con cui Massimo Casprini e Michele Turchi ricordano e spiegano tutti quei giochi che si facevano un tempo prevalentemente all’aria aperta e che oggi sono pressoché dimenticati ma con i quali si sono divertite intere generazioni.

“Riproporre, oggi, all’attenzione dei lettori un libro scritto nel 1998 può sembrare anacronistico ma questo è un libro di giochi per ragazzi, quindi sempre attuale” spiegano gli autori che nella pubblicazione hanno volutamente escluso tutti i giochi che prevedono l’uso di giocattoli e attrezzi non costruiti dagli stessi ragazzi.

La constatazione che la maggior parte dei bambini e dei ragazzi di oggi non solo non li giocano più ma che non ne conoscono neppure l’esistenza, ha spinto a fissarli su carta, perché ne resti almeno la memoria.

Il criterio che hanno adottato Casprini e Turchi è stato quello di spiegare i giochi con semplicità, se possibile cercando di fornire anche alcune notizie storiche sulla loro origine e sulle loro trasformazioni.

“È incredibile la capacità che hanno i ragazzi nell’inventare giochi o di adattarli alle proprie esigenze. La fantasia del mondo dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti è senza limiti e questa raccolta di giochi tradizionali non è che un parziale tentativo di salvare questa inventiva e creatività geniale dettata, molto spesso, dall’immaginazione e dalla fantasticheria”.

Non è certo una raccolta esaustiva che del resto sarebbe impossibile per chiunque. “Questo perché sulle regole di base ogni gruppo di ragazzi si sono sempre fatte le proprie variabili e se queste pagine saranno lette da qualcuno che a questi giochi ci ha giocato troverà di sicuro delle differenze tra quanto è stato scritto e il modo nel quale ci giocava lui”.

Stupisce semmai il fatto che la maggior parte dei giochi raccolti nel libro – e sono quasi settanta – si possano mettere in atto praticamente con niente. Qualche sasso, un bacchetto di legno, una palla di stracci, una manciata di palline di argilla fatte seccare nel forno del pane, un fazzoletto, una corda, un cerchione arrugginito di bicicletta, fino ad arrivare – in tempi relativamente più recenti – ai tappini delle bibite, alle figurine e alle ricercate sfere dei cuscinetti.

“Eppure, per centinaia d’anni, intere generazioni si sono formate cimentandosi in questi semplici giochi, vincendo, perdendo, sudando, correndo e gridando, ma rispettando le regole, perché il bambino stesso aveva contribuito a fissarle; – concludono i due autori – comprendendo il valore della vittoria e della sconfitta, perché l’onta della penitenza gli metteva in corpo una carica sovrumana per essere lui stesso il vincitore la prossima volta. Sarebbe auspicabile che i genitori e i ragazzi stessi, leggendo questa raccolta di svaghi e divertimenti genuini, fossero stimolati ad uscire in un giardino, in una piazza o in aperta campagna per elaborare oppure inventare nuovi giochi con pochi mezzi a disposizione allontanandosi, anche per poche ore, da quelle interminabili sfide solitarie di fronte a un computer o a un video gioco e  ritrovare la gioia di stare insieme e di creare insieme”.

Non si può negare che il gioco dei piccoli è stato uno dei tratti essenziali attraverso il quale si sono trasmessi da una generazione all’altra l’apprendistato, l’esperienza e la cultura. Tutto questo senza Playstation, senza tablets, senza smartphone, senza telefonini.

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Francesco Sangermano, nato a Firenze nel 1977 ma orgogliosamente cresciuto e vissuto sempre a Bagno a Ripoli. Grande appassionato di viaggi, di sport e di fotografia è giornalista professionista dal 2004. Prima della collaborazione con eChianti ha lavorato per il Corriere di Firenze, il Corriere di Lucca, Toscana Media News e l'Unità dove è stato vicecaposervizio della redazione toscana e uno dei responsabili dei social network per il sito unita.it.