Lunghi applausi per il trio Agostini, Sadun e Mazzoni a Vicchio di Rimaggio

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Dopo la toccante inaugurazione del 20 maggio con il violoncellista enfant prodige Luca Giovannini, anche nel secondo appuntamento della Stagione, venerdì 27 nella Chiesa di S. Lorenzo a Bagno a Ripoli, gli Amici di Vicchio di Rimaggio hanno messo a segno un altro grande successo, con i lunghi applausi di un folto pubblico, questa volta, rivolti all’inedita formazione di tre rinomati musicisti toscani, il flautista Stefano Agostini, la violinista Miriam Sadun e il chitarrista Silvano Mazzoni, impegnati in un interessante e raro repertorio, che divideva equamente la locandina tra ‘800 e ‘900.

L’apertura della serata, affidata al Trio in mi minore op. 9 n. 3 di Ferdinando Carulli metteva immediatamente in luce l’accuratezza d’assieme del complesso, mentre con una scrittura cameristica più evoluta e con un trattamento più paritario delle parti, il Trio in re maggiore op. 13 di Filippo Gragnani permetteva al gruppo di valorizzare l’impegno espressivo e virtuosistico dei tre musicisti, in grado di tessere limpide trame dialogiche, con un concentrato ascolto polifonico, tra l’altro particolarmente apprezzabile nella splendida acustica della chiesetta medievale.

Dedicata ad un Novecento sempre piacevolmente fruibile anche dal grande pubblico e mai scontato, la seconda parte del programma apriva  con Serenade per flauto e chitarra del compositore elvetico Willy Berkhard, in cui Mazzoni e Agostini riuscivano a tenere sempre viva l’attenzione del pubblico, grazie anche alla bellezza delle sonorità e alla fantasiosa e nobile conduzione del fraseggio. Seguiva Amasia per violino e chitarra del francese Laurent Boutros,  eseguito con sapiente ed elegante equilibrio tra l’affascinante e suadente cantabilità del violino di Sadun e l’ammiccante flusso armonico e ritmico chitarristico del sound latino di Mazzoni. In Trivium del compositore estone Renée Eespere, ipnotici addensamenti e ammalianti rarefazioni concludevano il concerto, offrendo al pubblico le seducenti atmosfere di arcaici diatonismi incastonati nei percorsi circolari e a spirale di una suggestiva scrittura minimalista.

Infine ancora calorosi applausi degli spettatori e fuori programma un godibilissimo Minuetto di Carl Maria von Weber, regalato dalla graditissima e rara formazione in trio al pubblico entusiasta.

R. D.

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La redazione del giornale eChianti.it