La Seconda Guerra Mondiale vista da un cortile ripolese: presentazione del libro Il mio cortile di Fabio del Bravo

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Inaugurata venerdì 14 ottobre, presso la Biblioteca Comunale di Bagno a Ripoli, la mostra: Il nostro territorio, pubblicazioni che lo riguardano, rappresenta senza dubbio anche il teatro più adatto per ospitare gli autori e le presentazioni di nuove opere, naturalmente a tema.

In questo modo, ieri pomeriggio, Fabio del Bravo ha raccontato la sua ultima pubblicazione, Il mio cortile di casa. E dal suo cortile di casa, naturalmente ripolese, Fabio del Bravo ha davvero visto scorrere la storia, forse in piccoli flutti rispetto al mare immenso dei fatti della Seconda Guerra Mondiale ma non per questo meno tragici, eroici o semplicemente toccanti, specialmente dal punto di vista ingenuo di un bambino di sei anni che molto tempo dopo ha avuto la fortuna di ritrovare il quadernetto di quei ricordi, rievocati tante volte in famiglia ed oggi rimeditati con l’esperienza di uno studioso e dati alle stampe, quasi offerta filiale alla storia della propria comunità.

Tra i fossetti e l’erba alta

Le prime immagini che Fabio ha descritto vividamente con l’inizio della sua presentazione, sono state quelle di sé bambino, assieme agli uomini della sua famiglia ed ai vicini di Via della Nave a Rovezzano, nascosto tra i fossetti dei campi e l’erba alta, all’indomani dell’otto settembre 1943. Il nonno già socialista non aveva mancato di intuire i pericoli collegati all’imminente arrivo dei tedeschi, mentre la nonna non temeva di sporgersi a mantenere i contatti con il mondo esterno, recandosi spesso a leggere i comunicati affissi al comune, riguardo ai quali si sarebbe poi discusso appassionatamente nei campi. Fu sempre la nonna, non appena avvistati i tedeschi, a prendere la decisione di condurre gli uomini nel sottotetto della villa presso la quale la famiglia Del Bravo aveva alcune stanze. Purtroppo la scelta non si rivelò comoda perché dopo poche ore una colonna tedesca stabilì in quella stessa villa il comando della Gestapo.

Trovatasi ostaggio assieme a tutte le persone che lì vivevano, la nonna non si perse tuttavia d’animo e tra poche parole e qualche rammendo riuscì a carpire come presto un alto ufficiale sarebbe giunto nella villa per prendere dimora nelle stanze più vicine al sottotetto, dal quale con coraggio, uno ad uno, riuscì a portare fuori tutti coloro che si erano trovati lì nascosti quanto imprigionati.

A pochi metri dalla Gestapo

Neanche i Del Bravo furono gli unici a resistere all’occupante nazista, a pochi metri dalla Gestapo, poco più distante infatti la famiglia Bencini si era adoperata per ospitare alcuni ebrei e ricevere i partigiani feriti che lì trovavano, notte tempo, alcune cure. Fortunatamente non destò sospetto la prontezza con la quale i Bencini consegnarono i materassi che tedeschi, già varcata la porta, intendevano confiscare, evitando così la perquisizione della casa.

Nei pressi del fronte

Con l’avvicinarsi della linea del fronte le condizioni divennero sempre più difficili. Lo splendore bianco dei bengala alleati che ricercavano i corazzati nemici e il bagliore rossastro dei bombardamenti su Firenze e Pontassieve illuminavano infatti anche i pericoli della ritirata tedesca, rischiosa di fucilazioni e rappresaglie, come quella che sfiorò il padre dell’autore, costretto assieme ad altri compagni, alcuni dei quali purtroppo meno fortunati, a garantire la sicurezza dei cavi telefonici che collegavano i comandi germanici e che spesso venivano tagliati dalla resistenza partigiana. Così quando i tedeschi erano ormai davvero prossimi a ritirarsi e far saltare in aria gran parte dell’abitato di Bagno a Ripoli onde frenare l’avanzata alleata, i Del Bravo e molti concittadini che si erano rifugiati nella villa, attesero con le finestre aperte, in modo da limitare il pericolo rappresentato dall’onda d’urto dell’esplosione.

L’arrivo degli inglesi

Gli inglesi giunsero diffidenti e controllarono la villa con le baionette alla mano, salvo poi fidarsi e lasciarsi offrire il vinsanto da chi li aveva tanto attesi quali liberatori. I pericoli non erano però finiti del tutto, giunse infatti notizia di un possibile contrattacco germanico. Ancora pochi, i soldati inglesi si risolsero comunque a difendere la villa, con l’aiuto dei familiari dell’autore che ci ha rivelato scherzosamente, con l’incoscienza dei suoi sei anni, disubbidiva a nonni e genitori per ammirare il più possibile da vicino la mitragliatrice dei britannici, per cui il nonno impossibilitato a spostarsi riuscì ad allontanarlo solamente affidandogli, avvolte in una sacca, un certo numero di bombe a mano da consegnare in un’altra stanza.

Una pagina poco conosciuta della resistenza

Fabio del Bravo non ha mancato di ricordare anche un evento poco conosciuto della resistenza contro i nazisti in Toscana, per quanto legato anche al territorio del nostro comune e non di trascurabile rilevanza. Non erano ancora giunte a Bagno a Ripoli le truppe tedesche, quando Fabio e molti abitanti del nostro comune scoprirono, al risveglio, una notevole quantità di armamenti, tra i quali anche alcuni carri armati, disseminati per vari luoghi. Erano queste le dotazioni belliche di un reparto di paracadutisti dell’Esercito Italiano, scioltosi dopo avere difeso strenuamente il passo della Futa per ordine del comando fiorentino, rimasto senza consegne precise da Roma all’indomani dell’otto di settembre ma non senza risolutezza. Dopo essersi opposti, compensando con il valore la mancanza di un armamento adeguato, alla divisione corazzata tedesca che discendeva dall’Emilia Romagna ad occupare la Toscana, i paracadutisti avevano dovuto ritirarsi e disperdersi; in molti casi per poi continuare la resistenza nel movimento partigiano.

Un’ultima annotazione: Fabio del Bravo ha detto di non essere solito presentare personalmente i propri libri ma in questo caso ha fatto un’eccezione e ha saputo davvero trasportare vicino al pubblico le persone e i fatti storici ricordati; tanto che una volta partiti gli inglesi, per l’autore fu semplicemente il momento di tornare a scuola e scrivere tra ricordi e racconti quel quadernetto che, da poco fortunatamente ritrovato, si è piano piano trasformato un libro davvero tutto da leggere.

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Asilo a Balatro, elementari ad Antella, medie a Ponte a Niccheri, Liceo a Bagno a Ripoli, laurea in Storia Medievale presso l'Università degli Studi di Firenze, una formazione che già riflette il legame con il territorio del quale mi sono appassionato a scrivere.